altimetria
planimetria
info tecniche
Tappa mossa e articolata specialmente nella seconda parte. Partenza da Camaiore e attraverso la pianura Pisana si raggiunge Volterra toccando Pisa, Ponsacco e Lajatico. Si entra poi nel Senese con una serie di saliscendi più o meno impegnativi fino a raggiungere la Colonna di Montarrenti dove inizia una sorta di circuito. Si passa da Rosia e dopo un breve tratto della ss.223 si scala la salita de La Pineta prima di transitare a Monticiano e raggiungere la piana di San Galgano. Nuova scalata fino a Chiusdino e quindi ancora una breve salita (Frosini) per ritornare alla Colonna di Montarrenti. Nuovo passaggio da Rosia e finale pianeggiante.
Ultimi km
Ultimi km praticamente piatti. Leggera discesa all’inizio e leggera ascesa nel finale. Ultima curva a circa 3 km dall’arrivo. Arrivo su asfalto, carreggiata di 7 m.
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Camaiore
Panoramica
Camaiore si trova nel cuore della Versilia e si caratterizza per la varietà dei paesaggi: dalle vette delle Apuane, alle colline costellate da borghi, fino alle spiagge di Lido di Camaiore. Vitale sin dall’epoca preistorica e densa di testimonianze, la città oggi è divenuta meta turistica anche grazie alle tradizioni, come i tappeti di segatura e la luminara di Gesù morto, e le manifestazioni quali il Festival Gaber, È la via dell’orto e la Festa Pic che raccontano la sua vocazione all’enogastronomia. Ha ospitato 65 edizioni del Gp Camaiore, gara che nel suo albo d’oro può vantare i più grandi campioni delle due ruote. Attraversata dalla via Francigena è la tappa XXVII del cammino di Sigerico.
Gastronomia
Scarpaccia: è una torta salata tradizionalmente preparata con zucchine, farina, sale, pepe e cipolla.
Torta di Pepe o “co’ pizzi”: è una torta salata a base di riso, bietola, pane casalingo, uova, pepe, prezzemolo e formaggio pecorino. Cotto l’impasto, si stende su una sfoglia fatta con farina, acqua, sale, olio e burro.
Tordelli: è un piatto salato con pasta (simile al raviolo) ripiena di carne di manzo e maiale macinata, bietola lessa, parmigiano, uova e mollica di pane. Il tutto viene condito con ragù.
Norcineria camaiorese: storica la presenza di norcini provenienti dalla frazione di Gombitelli, isola linguistica che ha ospitato una popolazione longobarda già dal medioevo. Prodotti tipici sono la mortadella di maiale anche detta sbriciolona (dal gusto dolce e delicato, realizzata con lombo spalla, coppa e pancetta di maiale, a cui si aggiungono aromi e spezie, sale, pepe, semi di finocchio, cannella e chiodi di garofano) il lardo e il biroldo (insaccato di carne di maiale realizzato con le parti considerate meno nobili come testa, polmoni, cuore, lingua e talvolta frattaglie, il tutto amalgamato con sangue di maiale).
Punti di interesse
Oltre alle caratteristiche storiche e medievali il centro di Camaiore racchiude attorno a sé molti luoghi di interesse. La via principale è la centrale via Vittorio Emanuele, lastricata e pedonale, lungo la quale si trovano negozi, bar e ottimi ristoranti.
La Collegiata di Maria Assunta è la chiesa più importante, situata in piazza San Bernardino e costruita nel 1260. La Chiesa e il Chiostro di San Lazzaro risale invece al 1610 ed è situata in località Frati. Nel Chiostro si organizzano nel periodo estivo sagre e manifestazioni tradizionali. Altro luogo religioso è la suggestiva Badia di San Pietro, risale al periodo longobardo e che raggiunse il massimo splendore nel XII secolo. Altra chiesa è quella di San Michele, di origine romanica ma ricostruita nel secondo dopoguerra.
Tra i tanti palazzi presenti spicca il Palazzo Tori Massoni, sede del Museo archeologico di Camaiore, dove è possibile trovare tanti resti storici che testimoniano una continuità insediativa dalla Preistoria al Medioevo fino all’età protoindustriale. Il Museo di Arte Sacra di Camaiore invece si situa in un edificio del XVII secolo, antico hospitales posto lungo la via Francigena, poi diventato sede della Confraternita di San Michele Arcangelo. Con il tempo il Museo ha arricchito le proprie collezioni, divenendo sede di importanti mostre e raccogliendo alcune fra le più interessanti opere d’arte locali. Tra queste, la ben nota Vergine Annunciata di Matteo Civitali.
Altro edificio di un certo pregio è il Teatro dell’Olivo, uno dei più antichi di tutta la Toscana. Costruito a metà del ‘600 dall’Accademia dei Deboli. Infine c’è l’Arco di Trionfo. Realizzato fuori dalla porta Lombricese per celebrare la fedeltà di Camaiore a Lucca nel sedare la “Rivolta degli straccioni”.
Sovicille
Panoramica
Suavis Locus Ille, quel luogo soave pare sia stato, o alcuni fantasiosamente vorrebbero che fosse, l’appellativo con cui veniva chiamato l’antico comune di Sufficillum, borgo fortificato situato ai piedi delle propaggini sud-orientali della Montagnola.
Il nucleo più antico di Sovicille è formato dal castello, poi trasformato nel ’500 in villa signorile su progetto di Baldassarre Peruzzi, grande architetto rinascimentale, e dalle viuzze che circondano la piazza principale, oggi piazza Marconi, sulla quale si affacciano la trecentesca chiesa di San Lorenzo, il palazzo comunale e altri edifici in pietra. Il centro storico è circondato da un’antica cinta muraria in parte ancora visibile.
Immersa nei boschi e nella storia, è il ponte naturale fra il colle senese e la Montagnola, territorio ricco di piccoli borghi fortificati, di austere pievi romaniche e di eleganti castelli che ci tramandano un passato importante.
Si trova infatti a 10 km circa ad ovest di Siena, lungo la direttrice viaria dell’antica Strada Maremmana, asse di congiunzione fra la Via Francigena e la costa maremmana.
Sorge in una zona storicamente molto rilevante, come testimoniano numerosi ritrovamenti preistorici, etruschi e successivamente romani.
Ma è in epoca medievale che questo fazzoletto di terra senese conobbe la sua età dell’oro, come testimonia la ricca costellazione di pievi e castelli romanici che si distendono pressoché in tutto il territorio: fra tutte spiccano autentiche perle d’arte come l’abbazia di Torri, con l’annesso chiostro policromo, il Ponte della Pia, le pievi di Ponte allo Spino, San Giusto a Balli, Pernina, Molli, Rosia e Sovicille.
Grande è anche la presenza di castelli fortificati che, a partire dal Medioevo, vennero costruiti a difesa di questo territorio strategicamente decisivo per Siena: Radi, Celsa, Palazzo al Piano, Montarrenti, Castiglion che Dio sol Sa, Rosia, Orgia, Capraia e Siena Vecchia sono solo alcuni.
Numerose sono anche le ville signorili rinascimentali, fra le quali si segnala con particolare evidenza la seicentesca Cetinale, progettata dall’architetto Fontana; ancora Celsa, col giardino all’italiana e la settecentesca villa di Linari.
Sovicille è una realtà estremamente variegata dal punto di vista geografico, potendo contare su una florida pianura alluvionale, colline boscose popolate da una ricca fauna mediterranea, numerosi corsi d’acqua, ed al contempo poliedrica dal punto di vista delle attività produttive, visto che può vantare sul proprio territorio, accanto a botteghe artigiane di prim’ordine, laboratori di produzione farmacologica e ricerca scientifica di rilevanza mondiale.
Gastronomia
Antipasti
- Crostini con fegatini e acciughe
- Crostini al dragoncello
- La bruschetta
- La cecina (o farinata di ceci)
Primi piatti
- Pappardelle al cinghiale o alla lepre
- Pasta e ceci
- La panzanella
- La ribollita
Secondi piatti
- Bistecca alla griglia con rucola (o con funghi porcini se di stagione)
- Fagiano alle olive nere
- Arista di Cinta Senese al forno
Contorni
- Fiori di zucca fritti, o farciti con acciughe e mozzarella
- Zucchine ripiene
Dolci
- Il castagnaccio
- Panforte, panpepato, ricciarelli, cavallucci e copate (o torrone senese)
Punti di Interesse
PIEVE DI SAN GIOVANNI BATTISTA A PONTE ALLO SPINO
“La pieve”, come la chiamano amorevolmente gli abitanti di questo territorio, è senz’altro uno dei monumenti romanici più importanti della provincia di Siena. Il suo aspetto così essenziale, come vuole lo stile romanico, è tuttavia straordinario, come sorprendente è il suo armonioso inserimento nel contesto paesaggistico circostante, che risalta eccezionalmente durante i mesi caldi dell’anno, quando viene circondata da un mare di girasoli che al soffiar del vento paino trasformarsi in spumeggianti cavalloni costantemente in procinto di sopraffarne la mole, che invece si staglia fiera ed imponente fino al tetto della massiccia torre campanaria.
La quiete di questa piccola pieve apparentemente anonima è ogni estate movimentata da numerosi matrimoni, sia di persone del luogo che di stranieri, i quali la scelgono per la sua elegante semplicità, preferendola anche alle più famose ed importanti chiese senesi.
La pieve ha origini molto antiche: menzionata già in epoca romana (recentemente sono stati riportati alla luce i resti della pavimentazione a mosaico di una villa di epoca imperiale), dopo la fine dell’Impero romano venne abbandonata, per poi essere riportata a nuova vita solo alla fine del xii secolo, grazie al laborioso ingegno dei monaci della vicina abbazia di Torri, che bonificarono i campi circostanti. Era organizzata come un monastero-fortezza totalmente autosufficiente, e probabilmente grazie alla vicinanza con Siena ed alle sue sicure mura venne presto eletta fra le residenze estive preferite dal vescovo della città. E’ un complesso religioso del quale oggi rimangono solo tracce parziali rispetto a quello che invece deve essere stato nei secoli di massimo splendore. La struttura oggi è costituita da un cortile centrale attorno al quale si affacciano i resti di un chiostro, simile a quello di Torri ma costruito con pietre più grezze, la canonica o palazzo del vescovo, la cui facciata è ingentilita con finestre gotiche che probabilmente all’interno avrebbe dovuto ospitare la sala capitolare, il refettorio ed il dormitorio comune.
Fortunatamente a noi è giunta integra la chiesa, il cui interno, anticipato da una facciata con alcuni inserti ingentiliti da bassorilievi con figurine fantastiche, è particolarmente affascinante. La struttura è quella classica a tre navate che terminano ognuna con un catino absidale: il silenzio e la pace si possono davvero toccare con le mani entrando in questo spazio lontano dal tempo e dalla luce. Ma sono le decorazioni dei capitelli delle colonne che attirano l’attenzione del visitatore: raffigurano austeri monaci abati con insegne episcopali, rigogliosi frutti avvolti da foglie vorticose, e come era d’uso al tempo, un ricco bestiario di animali fantasiosi ed allegorici.