Nota località balneare della Versilia, situata tra Viareggio e Marina di Pietrasanta, Lido di Camaiore è meta molto apprezzata dai turisti per la sua ampia spiaggia di sabbia fine e dorata durante il giorno e per i club e le attrazioni notturne la sera. Gran parte della spiaggia nel periodo estivo ospita stabilimenti attrezzati per ogni necessità, dove relax e divertimento si combinano per attrarre pubblico di ogni età. Il lungomare si compone di una lunga passeggiata costeggiata da strutture alberghiere, mentre la cittadina si caratterizza di gradevoli villette in stile liberty immerse nel verde. La principale attrazione è il moderno pontile, con la sua rotonda sul mare che permette di godere appieno della piacevole brezza marina nelle serate estive, quando viene altresì allestito un luna park per attrarre turisti da tutta la riviera. Il territorio adiacente è molto apprezzato dai turisti amanti delle due ruote, con percorsi mozzafiato incastonati tra il mar Tirreno e le Alpi Apuane che fanno da sfondo alle escursioni sul territorio. Lido di Camaiore è stata spesso teatro di arrivi del Giro d’Italia, nel 1997, nel 2002 e nel 2007 e consueta tappa inaugurale della Tirreno-Adriatico.
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Scarpaccia: è una torta salata tradizionalmente preparata con zucchine, farina, sale, pepe e cipolla.
Torta di Pepe o “co’ pizzi”: è una torta salata a base di riso, bietola, pane casalingo, uova, pepe, prezzemolo e formaggio pecorino. Cotto l’impasto, si stende su una sfoglia fatta con farina, acqua, sale, olio e burro.
Tordelli: è un piatto salato con pasta (simile al raviolo) ripiena di carne di manzo e maiale macinata, bietola lessa, parmigiano, uova e mollica di pane. Il tutto viene condito con ragù.
Norcineria camaiorese: storica la presenza di norcini provenienti dalla frazione di Gombitelli, isola linguistica che ha ospitato una popolazione longobarda già dal medioevo. Prodotti tipici sono la mortadella di maiale anche detta sbriciolona (dal gusto dolce e delicato, realizzata con lombo spalla, coppa e pancetta di maiale, a cui si aggiungono aromi e spezie, sale, pepe, semi di finocchio, cannella e chiodi di garofano) il lardo e il biroldo (insaccato di carne di maiale realizzato con le parti considerate meno nobili come testa, polmoni, cuore, lingua e talvolta frattaglie, il tutto amalgamato con sangue di maiale).
Camaiore si trova nel cuore della Versilia e si caratterizza per la varietà dei paesaggi: dalle vette delle Apuane, alle colline costellate da borghi, fino alle spiagge di Lido di Camaiore. Vitale sin dall’epoca preistorica e densa di testimonianze, la città oggi è divenuta meta turistica anche grazie alle tradizioni, come i tappeti di segatura e la luminara di Gesù morto, e le manifestazioni quali il Festival Gaber, È la via dell’orto e la Festa Pic che raccontano la sua vocazione all’enogastronomia. Ha ospitato 65 edizioni del Gp Camaiore, gara che nel suo albo d’oro può vantare i più grandi campioni delle due ruote. Attraversata dalla via Francigena è la tappa XXVII del cammino di Sigerico.
Scarpaccia: è una torta salata tradizionalmente preparata con zucchine, farina, sale, pepe e cipolla.
Torta di Pepe o “co’ pizzi”: è una torta salata a base di riso, bietola, pane casalingo, uova, pepe, prezzemolo e formaggio pecorino. Cotto l’impasto, si stende su una sfoglia fatta con farina, acqua, sale, olio e burro.
Tordelli: è un piatto salato con pasta (simile al raviolo) ripiena di carne di manzo e maiale macinata, bietola lessa, parmigiano, uova e mollica di pane. Il tutto viene condito con ragù.
Norcineria camaiorese: storica la presenza di norcini provenienti dalla frazione di Gombitelli, isola linguistica che ha ospitato una popolazione longobarda già dal medioevo. Prodotti tipici sono la mortadella di maiale anche detta sbriciolona (dal gusto dolce e delicato, realizzata con lombo spalla, coppa e pancetta di maiale, a cui si aggiungono aromi e spezie, sale, pepe, semi di finocchio, cannella e chiodi di garofano) il lardo e il biroldo (insaccato di carne di maiale realizzato con le parti considerate meno nobili come testa, polmoni, cuore, lingua e talvolta frattaglie, il tutto amalgamato con sangue di maiale).
Badia di San Pietro: complesso monumentale situato nelle vicinanze del centro storico. I primi documenti che la citano risalgono al tempo della dominazione longobarda. Agli inizi del XII secolo la Badia raggiunge il suo massimo splendore come abbazia benedettina.
Pieve di Santo Stefano: la presenza della pieve è documentata dal IX secolo e sorge in zona collinare sotto il monte Prana lungo la via Francigena. Di architettura romanica-lucchese, all’interno ospita un un sarcofago marmoreo di origine romana risalente al II secolo d.c..
Collegiata di Santa Maria Assunta: situata al centro dell’impianto urbano antico della città, la chiesa fu fondata nel 1278 in seguito all’ampliamento del borgo rurale. Tra il 1350 e il 1365 venne costruita l’imponente torre campanaria. Ospita tele del Marracci.
Teatro dell’Olivo: teatro all’italiana di origine seicentesca, restaurato nei primi anni Duemila, sorge nel luogo che un tempo ospitava un tiratoio della lana. Ospita una apprezzata stagione teatrale.
Villa Borbone delle Pianore: posta nella frazione di Capezzano Pianore, qui nacque Zita di Borbone, ultima imperatrice d’Austria. La villa è al centro di un pittoresco parco opera dell’architetto paesaggista Deschamps.
Civico Museo Archeologico: posto in Piazza Francigena, è stato oggetto nel corso di questi anni di un lungo lavoro di ristrutturazione, adeguamento funzionale e allestimento allo scopo di rendere visibili e di valorizzare le numerose testimonianze archeologiche e storiche di questo territorio che documentano una continuità insediativa dalla Preistoria, al Medioevo fino all’età protoindustriale.
Museo d’Arte Sacra: istituito nel 1936 nella sede della Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Michele e San Vincenzo, edificio del XVII secolo, nasce come luogo di raccolta e deposito di arredi, dipinti, paramenti, suppellettili sacri dal XIV al XVI secolo. Spiccano una Vergine annunciata policroma in legno di Matteo Civitali, la trecentesca Madonna col Bambino, pure in legno policromo, e un arazzo fiammingo con Scene della Passione (1615) eseguito su cartone di Pieter Pannemaker o Giusto di Gand.
Follonica si trova nel cuore dell’omonimo Golfo, nella Maremma Toscana, tra il promontorio di Piombino e Punta Ala, di fronte all’Isola d’Elba. La sua posizione e il suo clima ne fanno una meta ambita per il turismo balneare, sportivo, verde e culturale. Il litorale ha una sabbia bianca e fine, con bassi fondali che degradano lentamente. Infinite le opportunità di divertimento, relax e svago, legate al mare e non, poiché è circondata da un territorio ricco di vegetazione e macchia mediterranea: percorsi di trekking, bike e cavallo, cale mozzafiato, oasi faunistiche e proposte enogastronomiche che legano la tradizione contadina alle specialità marinare. Grazie al suo mare, dal 2000 ha ottenuto la Bandiera Blu e dal 2004 le 4 Vele di Legambiente.
A Follonica le associazioni locali sono molto attive e in ogni momento dell’anno può capitare di imbattersi in eventi legati alla gastronomia, alla musica e all’animazione commerciale.
Il panorama enogastronomico è ricco e variegato. Come nella migliore tradizione toscana il vino fa da padrone sulla tavola e le etichette dei rossi e dei bianchi ben si accompagnano ai gusti forti delle pappardelle al cinghiale, piatto principe della Maremma, a quelli più pacati dei classici a base di pesce, compreso il cacciucco, dovuto ai forti influssi livornesi, ma anche il polpo e i pesci del golfo di Follonica, particolarmente saporiti poiché il tratto di mare detiene una percentuale di sapidità più elevata nella media del Tirreno.
Follonica, già dall’ antichità, fu un centro famoso per la lavorazione del ferro per la civiltà etrusca, e durante il Granducato di Leopoldo II di Toscana divenne un importante polo industriale di produzione e lavorazioni artistica della ghisa.
La città fabbrica e il più recente e moderno stabilimento siderurgico ILVA per il trattamento dei minerali dell’isola d’Elba, che concluse la sua attività il 21 febbraio 1960.
Chiesa di San Leopoldo, di stampo neoclassico a croce latina, consacrata nell’anno 1838 alla presenza del granduca Leopoldo II.
MAGMA – Museo delle Arti in Ghisa nella Maremma, inaugurato nel luglio 2013, rappresenta il primo tassello del recupero del comprensorio ex-ILVA. Il MAGMA riassume in sé tutta la storia di Follonica città fabbrica: è collocato, infatti, all’interno del Forno San Ferdinando,
Teatro Fonderia Leopolda, ristrutturato nella Fonderia Leopolda (inaugurato il 27 Ottobre 2014), adesso centro della cultura e degli eventi follonichesi.
Sala espositiva e fieristica Fonderia 1, anch’essa accessibile dal 2014 grazie al recupero post industriale della Fonderia 1, e adesso in parte sede distaccata della Normale di Pisa
Parco Centrale – area posta al confine della città fabbrica, adesso adibita a parco ed Arena spettacoli, divenuta dal 2016 location di festival estivi di consistente importanza nel panorama toscano (Follonica Summer Festival), oltre ad essere sede del mercato settimanale.
Il Golfo di Follonica e le colline circostanti offrono molteplici e diversificati paesaggi da scoprire, ricchi di storia e bellezza: si passa dal mare azzurro e cristallino del Golfo di Follonica alle montagne boscose delle Cornate di Gerfalco e di Montieri.
Tra questi due estremi una varietà di luoghi, paesi e frazioni, tutti immersi in una natura intatta, con tradizioni, usi e paesaggi da scoprire.
Follonica si trova nel cuore dell’omonimo Golfo, nella Maremma Toscana, tra il promontorio di Piombino e Punta Ala, di fronte all’Isola d’Elba. La sua posizione e il suo clima ne fanno una meta ambita per il turismo balneare, sportivo, verde e culturale. Il litorale ha una sabbia bianca e fine, con bassi fondali che degradano lentamente. Infinite le opportunità di divertimento, relax e svago, legate al mare e non, poiché è circondata da un territorio ricco di vegetazione e macchia mediterranea: percorsi di trekking, bike e cavallo, cale mozzafiato, oasi faunistiche e proposte enogastronomiche che legano la tradizione contadina alle specialità marinare. Grazie al suo mare, dal 2000 ha ottenuto la Bandiera Blu e dal 2004 le 4 Vele di Legambiente.
A Follonica le associazioni locali sono molto attive e in ogni momento dell’anno può capitare di imbattersi in eventi legati alla gastronomia, alla musica e all’animazione commerciale.
Il panorama enogastronomico è ricco e variegato. Come nella migliore tradizione toscana il vino fa da padrone sulla tavola e le etichette dei rossi e dei bianchi ben si accompagnano ai gusti forti delle pappardelle al cinghiale, piatto principe della Maremma, a quelli più pacati dei classici a base di pesce, compreso il cacciucco, dovuto ai forti influssi livornesi, ma anche il polpo e i pesci del golfo di Follonica, particolarmente saporiti poiché il tratto di mare detiene una percentuale di sapidità più elevata nella media del Tirreno.
Follonica, già dall’ antichità, fu un centro famoso per la lavorazione del ferro per la civiltà etrusca, e durante il Granducato di Leopoldo II di Toscana divenne un importante polo industriale di produzione e lavorazioni artistica della ghisa.
La città fabbrica e il più recente e moderno stabilimento siderurgico ILVA per il trattamento dei minerali dell’isola d’Elba, che concluse la sua attività il 21 febbraio 1960.
Chiesa di San Leopoldo, di stampo neoclassico a croce latina, consacrata nell’anno 1838 alla presenza del granduca Leopoldo II.
MAGMA – Museo delle Arti in Ghisa nella Maremma, inaugurato nel luglio 2013, rappresenta il primo tassello del recupero del comprensorio ex-ILVA. Il MAGMA riassume in sé tutta la storia di Follonica città fabbrica: è collocato, infatti, all’interno del Forno San Ferdinando,
Teatro Fonderia Leopolda, ristrutturato nella Fonderia Leopolda (inaugurato il 27 Ottobre 2014), adesso centro della cultura e degli eventi follonichesi.
Sala espositiva e fieristica Fonderia 1, anch’essa accessibile dal 2014 grazie al recupero post industriale della Fonderia 1, e adesso in parte sede distaccata della Normale di Pisa
Parco Centrale – area posta al confine della città fabbrica, adesso adibita a parco ed Arena spettacoli, divenuta dal 2016 location di festival estivi di consistente importanza nel panorama toscano (Follonica Summer Festival), oltre ad essere sede del mercato settimanale.
Il Golfo di Follonica e le colline circostanti offrono molteplici e diversificati paesaggi da scoprire, ricchi di storia e bellezza: si passa dal mare azzurro e cristallino del Golfo di Follonica alle montagne boscose delle Cornate di Gerfalco e di Montieri.
Tra questi due estremi una varietà di luoghi, paesi e frazioni, tutti immersi in una natura intatta, con tradizioni, usi e paesaggi da scoprire.
Il suggestivo centro storico “benedice” un mare di ulivi, con 200 mila piante che tendono le nodose braccia dalla fascia collinare: veri e propri “monumenti” al paesaggio ulivato, che per Trevi rappresenta un tratto identitario. Ecco perché, quasi inevitabilmente, Trevi è unanimemente considerata la “capitale dell’olio”.
La città si trova sull’estrema propaggine del monte Serano ed è uno dei comuni più vivaci dell’Umbria dal punto di vista dei modelli di sviluppo compatibili con le tradizioni e la cultura del luogo.
E’ un autentico “museo diffuso” per le mille espressioni d’arte, di natura e di paesaggio che si trovano in ogni parte della città.
Trevi propone trekking naturalistici tra la cittadina, le sue Coste, fino ad arrivare a soste presso le strutture ricettive e gli agriturismo nella collina olivata. Suggestive sono le passeggiate lungo il sentiero degli ulivi o il sentiero francescano alla scoperta delle erbe della collina e dei luoghi che le preservano.
Lungo la collina degli olivi si possono ancora vedere le “case sparse olivate”, insediamenti rurali risalenti al 1400-1500 che testimoniano la cultura dell’olivo e la storia del posto, sia contadina che borghese-nobiliare, ma anche affascinanti chiesette rurali.
Salendo fino a località Coste l’itinerario permette di imbattersi nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo (XIII sec.) e da qui, percorrendo un comodo sentiero, quelle di Santa Maria del Carmine (XVII sec.), di Santa Maria di Pelano (XIII sec.) e ancora, scendendo, Santa Maria in Valle e Sant’ Andrea (XIII sec.) per giungere poi a San Pietro al Pettine (XIII sec.).
Queste “piccole” gemme artistico-rurali si uniscono però alle grandi opere artistiche che l’uomo, nel corso dei secoli, ha lasciato a Trevi.
Passeggiando per il centro storico si può infatti andare alla scoperta della cittadina medievale per conoscerne la storia attraverso le piazze principali, le architetture dei palazzi, delle chiese e le opere pittoriche.
Da Villa Fabri, splendida dimora gentilizia affacciata con i suoi giardini sulla valle spoletana, al piccolo Teatro Clitunno per assaporare l’atmosfera fin de siècle, dal Complesso Museale di San Francesco, al Duomo di Sant’Emiliano, sorto nel XII sec. Il Duomo prende il nome dal patrono di Trevi, lo stesso con cui è conosciuto anche l’ulivo italiano più antico: quello di Sant’Emiliano, altra vera e propria opera d’arte della natura, che è lì, secondo la tradizione, da 1700 anni.
Anche grazie a questo esemplare-simbolo, Trevi si caratterizza come città dell’olio extravergine – un olio conosciuto e apprezzato ovunque per le sue proprietà: un aroma intenso, un sapore amaro e piccante, un colore particolare tra il verde e il giallo – il prestigioso prodotto cui rende onore il Museo della Civiltà dell’Ulivo che ha la sua sede nell’ex convento di San Francesco.
Ma Trevi ospita anche una delle principali case dell’arte contemporanea in Umbria: qui ha sede infatti l’Associazione Palazzo Lucarini Contemporary che, nell’omonimo palazzo e in altri luoghi della città, è solita organizzare mostre di autori locali, nazionali e internazionali.
Foligno è una città di pianura al centro della Valle Umbra nel cuore verde d’Italia. L’immagine che la connota è quella della Rosa, un calice circondato dai petali della corolla: le città vicine sui colli. Questo della forma ovata, dell’ombelico, della centralità, è stato sempre un tema ricorrente, tanto da renderla famosa come il centro del mondo. Insieme a quello della comodità, dell’urbanità e dell’allegrezza. Una città aperta ai traffici, alle comunicazioni alle nuove idee. Una città spugna che tanto ha ricevuto e tanto ha dato. Baricentro tra il nord e il sud d’Italia, tra il mar Tirreno e il mar Adriatico. Il verde che la circonda è come un tappeto srotolato dalle colline che si distende nella pianura. Ed un tappeto è la nuova pavimentazione che colora le vie e piazze.
Colma di tradizioni e di sapori antichi, la cucina e la gastronomia della Valle Umbra è caratterizzata da ricette ricche e gustose.
Famose le zuppe di legumi, le tipiche bruschette magari con l’olio nuovo, le paste fatte a mano come gli strangozzi, le pappardelle condite con sughi di cacciagione o di tartufo, gli arrosti di agnello o la coratella fatta con le sue frattaglie.
Vanto del luogo le famose pizze al formaggio o la loro versione dolce confezionata durante il periodo pasquale.
Tra i dolci da assaggiare la rocciata molto simile allo strudel (ma più ricca e golosa) magari da gustare con un buon Sagrantino. Un prodotto di straordinaria rilevanza è la “patata rossa” di Colfiorito. In questo altopiano in tempi remoti caratterizzato da ampie paludi, viene coltivato il famoso tubero dalla buccia rossastra e la forma tondeggiante e leggermente allungata. La polpa gialla e il gusto dolce e fragrante ne fanno un prodotto per la preparazione di gnocchi anche se qualche chef preferisce gustarlo in un modo antico e cioè cotto sotto la brace.
Un altro prodotto tipico ed ora riscoperto dai più è la cicerchia, legume piccolo e saporito a forma di “sassolino” protagonista perfetto di zuppe e di minestre.
Due famosi prodotti sono famosi in tutto il mondo se si parla del folignate: l’olio e il vino. Sui colli che partono da Assisi e arrivano fino a Spoleto si produce uno degli oli più celebri e prelibati d’Italia; viene coltivata in prevalenza la specie “muraiolo”, che rende grazie soprattutto alle condizioni climatiche e le caratteristiche del terreno. ideale come condimento a “crudo” sul pane, è perfetto con la carne alla quale regala un sapore gustoso e armonioso.
Foligno ogni anno ospita la Giostra della Quintana, manifestazione storica annuale (ripresa nel 1946 dopo un secolo di pausa, ndr) ispirata alla competizione equestre medioevale e che riporterà la città indietro nel tempo, quando le donne erano “Dame” e gli uomini “Messeri”.
Con il termine Quintana si fa riferimento alla quinta via dell’accampamento romano, ove solitamente aveva luogo l’addestramento dei soldati che, armati di lancia, si lanciavano contro un fantoccio, chiamato comunemente “Saracino”, cercando di infilare l’anello sospeso ad una mano dello stesso.
La Giostra della Quintana è tra le più conosciute ed apprezzate gare a cavallo italiane, tanto da essere indicata come “L’Olimpiade delle competizioni equestri”: dieci cavalieri rappresentano i dieci rioni della città, che per l’occasione assumono un “Nome finto” (il cavaliere del rione Ammanniti è “Il Gagliardo”, Badia ha “L’Ardito”, Cassero “Il Pertinace”, “Il Furente” per il Contrastanga, “Il Fedele” Croce Bianca, “L’Animoso” Giotti, “Il Generoso” La Mora, “Il Baldo” Morlupo, “Il Moro” Pugilli e “L’Audace” Spada), e gareggiano in armatura in sella ad un cavallo, con lo scopo di infilare i fatidici 9 anelli, 3 per ogni tornata. Ad ogni turno cambia anche la dimensione dell’anello, in modo decrescente (10, 8 e 6 cm).
Il cavaliere che riesce a realizzare il punteggio maggiore si aggiudica il Palio della Quintana, che verrà assegnato al termine della competizione al “Campo de li Giochi”.
La prima gara si tiene a Giugno in notturna ed è denominata “La Sfida” mentre la seconda si disputa nel pomeriggio di una domenica di Settembre ed è chiamata “La Rivincita”.
Ma la Giostra della Quintana non è soltanto il Palio. Infatti, la sera precedente la competizione, un corteo di 600 personaggi in costume sfila per le vie della città . Per non parlare delle taverne, che resteranno aperte durante tutto lo svolgimento della kermesse.
Situato ai piedi dei Monti Sibillini, Sarnano conserva intatto il suo centro storico medievale: fa parte dei Borghi più Belli d’Italia ed è insignito della Bandiera Arancione. Si trova lungo il Cammino Francescano della Marca e, secondo la leggenda, fu lo stesso San Francesco d’Assisi a disegnarne lo stemma. Sarnano è il luogo ideale per chi ama le attività all’aria aperta, come trekking, mountain bike e volo libero, e dispone di 11 km di piste da sci con impianti di risalita. Agli amanti del relax, invece, il nuovo complesso termale dotato di centro benessere con piscina e SPA offre un’ampia gamma di servizi sanitari ed estetici. Un connubio di storia, arte, natura e benessere nel cuore delle Marche.
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Dolce tipico: crostata al torroncino con ripieno di frutta secca a cacao
Salume tipico: ciauscolo, salume morbido spalmabile
Centro storico: perfettamente conservato e completamente visitabile.
Chiesa di Santa Maria di Piazza Alta: una cattedrale romanica del 1200 con opere di Lorenzo D’Alessandro, Pietro Alemanno, Niccolò di Liberatore detto L’Alunno, Pietro Bontulli Da Percanestro momentaneamente inagibile.
Abbazia di Piobbico o di Santa Maria Inter Rivora: una suggestiva abbazia tra le montagne costruita alla fine dell’anno 1000 da una comunità di monaci benedettini – momentaneamente inagibile
Polo museale – momentaneamente inagibile: pinacoteca Civica con opere di Vittore Crivelli, Vincenzo Pagani, Simone De Magistris e altri artisti di rilievo nazionale.
Musei Civici: collezioni di Armi Antiche e Moderne, Avifauna dell’Appennino, Martelli.
Museo Diocesano: collezione di arte sacra.
Biblioteca civica con manoscritti antichi.
Teatro della Vittoria “Mario del Monaco”
Teatro storico tardo-ottocentesco: momentaneamente inagibile.
Altri punti di interesse: Monti Sibillini, Impianti sciistici di S. Maria Maddalena e Sassotetto, Scuola di volo in deltaplano e parapendio, Centro termale con piscina, centro benessere e SPA.
Cittadina della Provincia di Macerata, è situata quasi a conclusione dell’Alta Valle del fiume Potenza, in un ambiente naturale piuttosto gradevole, costituito da una serie di rilievi collinari, che terminano con la quinta montana preappenninica formata dai Monti Primo, Gemmo e di Crispiero.
Ad annunciarla da lontano è il Cassero, torre medievale in origine merlata alta 38,30 metri, vestigia di un passato illustre e suggestivo.
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Lotte tra Guelfi e Ghibellini, tra Matelica, San Severino e Camerino, hanno favorito la fondazione del Castello di Raimondo, in un’area particolarmente interessante per il controllo dei traffici e delle popo-lazioni.
La data di costruzione del centro fortificato è compresa tra il 1° Dicembre 1311 e il 1318: Raimondo di Attone di Aspello (Aspet, Francia), Legato di Papa Clemente V e Rettore della Marca Anconetana, concede al Capitano del Popolo, Manno de Labranca e al Signore di Camerino, Berardo di Gentile, la facoltà di edificare il Castrum Raymundi in prossimità del piano scaturito dalla confluenza del rio La-pidoso con il fiume Potenza, in Contrada Rotabella.
Il nucleo originario, strutturato con doppio fossato (1318), cinto da possenti mura e con ben undici tor-rioni, è senz’altro opera di grande ingegneria militare.
Scontri intestini per tutto il Rinascimento, terremoti tra il ‘700 e l’800 e il risanamento edilizio dei primi decenni del ‘900 hanno cancellato l’intero impianto urbanistico.
Sono scomparse la Chiesa di San Bartolomeo e la Cappella della Maestà; restano tuttora parti di mura castellane, la costruzione principale trasformata nel corso dei secoli in casa parrocchiale e la torre detta del Cassero, diventata il simbolo di Castelraimondo, lo stemma ufficiale della comunità prima e del Comune moderno, che ha come sede il Municipio costruito ex novo nel 1867, sull’area dell’antica porta d’accesso al maniero.
Lo sviluppo del paese fino all’800 è rimasto pressoché invariato, tuttavia il massimo ampliamento si è verificato nei quartieri del Borgo e delle Aie; a partire dai primi anni del ‘900 grande attenzione è stata rivolta all’espansione verso Camerino, con la realizzazione del Corso principale, delimitato da pregevoli edifici in stile Liberty, in parte purtroppo sostituiti.
Ogni anno in occasione del Corpus Domini si riscopre l’antica e suggestiva tradizione dell’Infiorata. L’esperienza maturata nel corso degli anni si rinnova di volta in volta, attraverso ricche iniziative e scenografie, che corredano i circa 20 quadri fioriti realizzati in un unico tappeto lungo Corso Italia, aventi le dimensioni di metri 5×9 per una superficie complessiva superiore ai 1000 mq, con l’utilizzo di più di 100.000 garofani e quintali di ginestre ed essenze naturali.
Il tutto è scandito dalla minuziosa e certosina preparazione dei particolari: lo studio dei soggetti da proporre, la ricerca, la selezione e il taglio dei fiori, l’esposizione del tappeto floreale.
La solenne Processione del “Corpus Domini”, presieduta dal clero locale, alle ore 21.00, conclude quello che si vorrebbe restasse per sempre e non solo per una giornata.
Il territorio collinare di Castelraimondo è terra del Verdicchio di Matelica, che insieme a quello di Jesi può vantare una fortuna internazionale: il vino biologico dell’Azienda “ColleStefano” è esportato moltissimo in Germania e in America, avendo caratteristiche organolettiche speciali, derivate dal fatto che le uve sono raccolte tardivamente nel mese di Ottobre.
Il nome Filottrano viene dal latino “Mons Philiorum Optrani”, Monte dei figli di Ottrano, condottiero longobardo che fondò la città. La città è posta su una delle più belle colline delle Marche, nelle limpide giornate si possono scorgere le vette dell’Appennino, i Monti Sibillini, il Monte San Vicino e verso il mare il Monte Conero. Il centro storico, è intrecciato di vicoli e palazzi storici, tra i luoghi di maggior interesse segnaliamo il Museo Memorial della Battaglia di Filottrano e il Museo del Biroccio Marchigiano. Dagli anni ’70 Filottrano è un punto di riferimento per la moda maschile, il “made in Filottrano” è rappresentato da grandi aziende manifatturiere e numerosi sono i factory store dove fare shopping di qualità.
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Fiera di San Michele: la fiera dedicata al Santo patrono della città che viene celebrato l’8 Maggio si distingue per le sue esposizioni di carattere agricolo, artigianale ed alimentare biologico.
Festa della Trebbiatura: Filottrano riscopre la sua vera identità, quella di essere una città che affonda le sue radici nella vita nei campi attraverso la rievocazione del momento della Trebbiatura. Nel mese di luglio Filottrano riscopre la sua vera identità: quella di essere una città che affonda le sue radici nella vita nei campi attraverso la rievocazione del momento conclusivo della raccolta del grano: la Trebbiatura.
Contesa dello stivale: nel primo weekend di Agosto, in pieno fascino medievale, sette contrade si sfidano in una corsa a staffetta con una torcia accesa per le vie del centro. La contrada vincitrice ha l’onore di incendiare il fantoccio di paglia che rappresenta il cavaliere osimano.
Festa della zucca: a metà ottobre la festa dai colori e dai sapori autunnali per celebrare un prodotto della tradizione agricola: la zucca. Città presepe Nella Chiesa di S. Michele da oltre 30 anni si tiene la rassegna dei mini presepi. La Chiesa di S. Maria degli Angeli, da oltre 40 anni custodisce un presepe artistico con statue di cartapesta e per vederlo vi si cammina dentro. A metà ottobre la festa dai colori e dai sapori autunnali per celebrare un prodotto della tradizione agricola: la zucca.
Chiesa S. Maria Assunta: maestosa chiesa settecentesca con interni barocchi con tutti i dipinti dedicati alla Vergine.
Chiesa S. Francesco: chiesa settecentesca dall’elegante interno neoclassico. Notevole la balaustra in marmo, il coro ligneo la pala rappresentante del la resurrezione di Lazzaro.
Chiesa delle Stimmate: il crocefisso ligneo al suo interno è miracoloso, leggenda vuole che mosse gli occhi.
Chiesa di Santa Chiara: piccola e graziosa Chiesa barocca adiacente al convento delle suore di clausura ancora presenti.
Chiesa S. Maria degli Angeli: maestosa Chiesa settecentesca sconsacrata, da oltre 40 anni custodisce il presepe artistico di Filottrano.
Chiesa S. Michele: piccola chiesa barocca sconsacrata, custodisce a natale la mostra dei mini presepi.
Chiesa di San Cristoforo: la più antica delle chiese della città, e custodisce preziosi ed eleganti affreschi recentemente restaurati.
Museo del Biroccio: dedicato al tipico carretto agricolo marchigiano, storia ed evoluzione e vita contadina. Visita su prenotazione. Aperto la prima domenica del mese.
Museo Beltrami: dedicato all’esploratore bergamasco che che scoprì le sorgenti del Mississipi. Visita su prenotazione T. 071/201084, 347/9127011.
Museo della Battaglia di Filottrano: Cimeli e storie dei giorni di liberazione della città nel luglio del 1944. Sabato dalle 10.00 – 12.30.
Per ulteriori aperture Uff. Cultura T 071 72278211 Santarelli T 349 2663282.
Filottrano Arte 2000: interpretazione in chiave moderna delle tavolette del biroccio ad opera di artisti contemporanei tra cui Valeriano Trubbiani. Visita su prenotazione T 071/7220800.
Statua di Ottrano: statua in bronzo del longobardo a cui si deve il nome della città.
Arco di Porta Nuova
Arco a pie’ del corso
Porta Marina
Palazzo Comunale: bell’esempio di edificio in stile bramantesco.
Cisterna acquedotto
Torre dodecagonale: le mura castellane più antiche della città e la particolarissima torre ottagonale.
Cippo delle 5 chiese: da qui potete ammirare ben 5 chiese della città.
Chiesa di Tornazzano: (fuori mappa lungo la via per Osimo) contiene una vecchia colonna romana sulla quale la leggenda racconta si sedette S. Rocco, da li il suo potere miracoloso e il nome Torna-sano.
La Bandiera Blu premia da anni la pulizia e la vivibilità delle acque di Numana e nelle acque della Riviera del Conero, oltre alle tartarughe di mare Caretta Caretta, non è così difficile vedere anche delfini, non molto lontani dalla costa.
A Numana Bassa le spiagge sono a misura di bambino, attrezzate con balneari e ristoranti, adatte alle esigenze di ogni famiglia. Premiata per questo anche con la Bandiera Verde.
Se siete amanti della natura e di scenari suggestivi, senza però rinunciare ai comfort anche in spiaggia, Numana Alta vi offrirà tutto quello che cercate.
In centro, le tipiche casette colorate del paese sembrano emergere dal verde del Parco del Conero, che invade la città fino a ricoprire la bianca roccia di Numana Alta. Anche a Numana Bassa il verde non manca, avventuratevi nei sentieri che salgono a ridosso della spiaggia per scorgere le spiagge dall’alto.
Molti sono gli scorci panoramici che si scoprono dal centro del paese. Una romantica passeggiata tra il blu e il verde che parte dal parco di Piazza Nova nel centro del paese, prosegue poi lungo Via Roma fino a raggiungere la Torre della città e il balcone panoramico.
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Lungomare e spiaggia di Numana Bassa: collega le spiagge di Numana Bassa a quelle di Marcelli. Molto in voga per le passeggiate o da percorrere in bike.
Porto Turistico: è dotato di 800 posti barca disponibili.
La Costarella: è una delle vie più tipiche di Numana. Una lunga scalinata che quotidianamente i pescatori percorrevano per raggiungere il porto.
La “Torre”: Antico arco romano trecentesco, distrutto durante la prima guerra mondiale, un tempo utilizzato come torre di avvistamento.
Palazzo dei Vescovi: ospita il Municipio della città, mostre ed eventi.
Antiquarium Statale: al suo interno tombe picene e romane.
Santuario del SS Crocifisso: conserva lo storico e leggendario crocifisso dalle doti miracolose.
Fontana romana: uno dei pochi resti della vecchia colonia e municipio romano.
Piazza Nova: immersa nel verde, gode di un panorama a 180° sulla Riviera.
Spiaggia Numana Alta: spiaggia attrezzata di ghiaia e rena tra la roccia e la vegetazione del Conero. Raggiungibile a piedi o con navetta dal centro o dal porto.
Splendide architetture, opere d’arte insigni, scorci urbani di grande fascino e tesori, tutti da scoprire, di una piccola città dalla grande storia. Fano è oltretutto il luogo di mare ideale: acqua premiata più volte per la sua purezza, fondali bassi e rassicuranti, una vita di spiaggia tranquilla, alberghi e campeggi a pochi passi dal bagnasciuga, ristorantini dove si gusta pesce freschissimo, vanto di una città di lunga tradizione marinara. Il mare è un’oasi azzurra dove natura, serenità e confort si danno la mano, una città che sa come accogliervi nelle sue spiagge che si snodano per circa 18 chilometri.
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Come si legge nel “De bello civili” quando Caio Giulio Cesare varcò il Rubicone (49 a.c.) occupò e fece presidiare da altrettante coorti Pesaro, Fano e Ancona.
E’ questa la prima volta che la città appare citata nei testi antichi, senza però nessuna indicazione sulle sue origini rimaste tuttora sconosciute. Certa è però la denominazione più antica della città “FANUM FORTUNAE”, che rimanda al Tempio della Fortuna intorno al quale si sarebbe sviluppato l’abitato: all’inizio non più di un conciliabulum la dove la via consolare Flaminia (aperta nel 222 a.C.), ormai prossima al mare, volgeva a nord.
Successivamente, al tempo dell’imperatore Cesare Ottaviano Augusto, il suo nome fu quello di “Colonia Julia Fanestris”. Fu comunque solo con la deduzione della colonia che l’abitato finì con l’acquistare le dimensioni e l’importanza di quel centro urbano a cui l’imperatore Augusto “murum dedit”: fece cioè cingere la città con mura, le stesse ancora parzialmente conservate con i relativi torrioni e con la monumentale porta a tre fornici, detta “Arco di Augusto”, che dava e da accesso all’antico decumano massimo. Oggi, dopo un accurato restauro ed un moderno impianto di illuminazione, le antiche mura sono visitabili anche in orari notturni e, specie in quelle ore, restituiscono suggestioni e fascino di epoche antiche.
Scorrendo il tempo della storia, mentre vicende di guerra e di pace si alternavano nei secoli, la città si arricchiva di un grande numero di chiese, conventi, palazzi d’epoca medievale e rinascimentale, soprattutto legati alla signoria malatestiana dei secoli XIV e XV. Il Seicento e il periodo barocco le hanno donato opere d’arte di grande valore conservate in chiese, dove le decorazioni in stucchi dorati incorniciano angeli e santi in vertiginosa gloria e presso i musei civici e pinacoteche di istituzioni locali. All’eleganza del periodo neoclassico si deve il “Teatro della Fortuna” incastonato nel trecentesco Palazzo del Podestà ed oggi più che mai attivo nella realizzazione di stagioni di prosa e di lirica uniti a spettacoli di richiamo internazionale. A pochi passi, nella piazza centrale, la bella fontana di fine Seicento celebra la dea bendata che aveva dato alla città il suo nome più antico: “Fanum Fortunae”.
Straordinarie le tavole dei locali imbandite sulla riva del mare o in collina sotto le pergole! Il re della gastronomia fanese è senz’altro il pesce azzurro: il pesce tradizionalmente mangiato dai pescatori appena tratto dal mare e cotto con ingredienti poveri quali olio, sale, pan grattato e aromi su griglie fumanti. Sardine, acciughe, sgombri, dunque, ma tutti i pesci e i frutti di mare dell’Adriatico dai gamberi ai calamari, dalle triglie ai naselli, dalle vongole alle cozze, finiscono in gustosissimi antipasti, brodetti, grigliate e fritture che puntualmente si sposano con i pregiati vini quali il “Bianchello del Metauro” o il “Sangiovese dei Colli Pesaresi” . Un momento importante del menu è tradizionalmente dedicato alla pasta e alla maestria delle nostre donne nel “tirare la sfoglia”. L’entroterra fornisce saporite e genuine carni cucinate arrosto o in porchetta, rese fragranti dalle erbe aromatiche degli orti di ricca produzione, vanto da sempre della città. Il profumato olio Cartoceto, proveniente da antichi frantoi, irrora i piatti più nobili. E, tra le cose caratteristiche di Fano, come non menzionare “La Moretta”. Bevanda tipica fanese, nata nei bar della città per svegliare e riscaldare i pescatori prima di prendere il mare, è la specialità fanese per eccellenza: caffè caldo zuccherato corretto all’anice, con rum, brandy e scorza di limone. Una piacevole bomba energetica, diventata oggi un cocktail internazionale. La sua perfetta preparazione richiede la conoscenza del corretto mix di ingredienti e l’abilità di offrire la bevanda con il caffè separato dallo strato superiore di “crema” soffice e ambrata.
Fano è anche città tradizionalmente attivissima nella realizzazione di manifestazioni ed eventi tra cui spicca il Carnevale. E’ la festa principe della città che affonda le radici in un’antica tradizione tanto che, dal 2011, Fano ha assunto con atti ufficiali la denominazione di “Città del Carnevale”. Il primo documento che ne parla risale infatti al 1347. Da mesi di appassionato e abile lavoro dei maestri carristi fanesi nascono giganteschi personaggi in cartapesta, gommapiuma e resina che diventano i protagonisti dei carri fatti sfilare, al suono di orchestre sgangherate, nelle vie della città. I soggetti restano segreti fino al momento dell’inizio e in essi si esprime la scanzonata vena parodistica popolare che mette alla berlina i personaggi del potere e gli avvenimenti di maggiore attualità. La grandiosità dell’evento (ed. 2019 17 e 24 febbraio – 3 marzo), che richiama decine di migliaia di persone, la coreografia spettacolare, la perfetta organizzazione delle sfilate, il getto di oltre 200 quintali di dolciumi sulla folla, fanno del Carnevale di Fano una delle manifestazioni folcloristiche più importanti d’Italia. Il martedì grasso tutto si conclude con il rogo del Pupo detto “Vulon” (in fanese personaggio gradasso) che cambia ogni anno e che impersonifica il Carnevale. E’ un augurio per un nuovo, prospero anno e insieme l’evocazione di riti purificatori lontani nel tempo.
Altro evento importante è Passaggi Festival della Saggistica che si svolgerà dal 27 giugno al 1^ luglio 2018. Nato nel 2013 da un’idea del giornalista Giovanni Belfiori, è l’unica manifestazione culturale Italiana dedicata ai libri di questo genere letterario.
Sempre legato alle nostre tradizioni, questa volta culinarie, è il “Festival Internazionale del Brodetto e delle Zuppe di Pesce”. Quest’anno, dal 5 all’8 luglio, il Festival mette in luce una buona cucina e una sana competizione, durante le quali chef provenienti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero permettono di scoprire e rivalutare la cucina marinara e le sue origini.
Dal 21 al 29 luglio 2018 Fano Jazz By The Sea giunge alla 26a edizione. I concerti principali, di cui saranno ospiti artisti internazionali, si svolgeranno nella Quattrocentesca Rocca Malatestiana, con evento conclusivo alla Riserva Naturale Statale Gola del Furlo. Appena fuori la stessa Rocca, sarà allestito il Jazz Village, punto di sviluppo del progetto Green Jazz per un festival sostenibile e sede di numerose attività collaterali. Fano Jazz By The Sea è un festival che ha sposato apertamente la causa della sostenibilità e dell’ecologia: lo scopo è quello di farsi interprete della valorizzazione, promozione e diffusione del patrimonio artistico-culturale, ambientale, paesaggistico ed enogastronomico in chiave sostenibile.
Un’oasi di verde con 8000 palme, un mare “Bandiera Blu”, un’accoglienza turistica di primo livello, ottima cucina e clima da sogno, intrattenimento per bambini e vita notturna, sport e cultura. Tutto questo e molto altro è San Benedetto del Tronto.
Orgoglio della città è il lungomare, considerato una delle più belle passeggiate d’Italia. Nei suoi 4 Km di lunghezza custodisce giardini, spazi-gioco per bambini, una pista ciclabile ed eleganti isole relax. Il porto di San Benedetto del Tronto, tra i più importante d’Italia, ospita anche un’ampia darsena turistica. La città ha anche prestigiose testimonianze architettoniche: la Torre dei Gualtieri, chiamato dai locali “Torrione”, è l’emblema storico della città.
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Per i piaceri della tavola, a San Benedetto è possibile gustare prelibate ricette a base di pesce fresco dell’Adriatico tra cui la frittura di paranza e il tradizionale brodetto sambenedettese. Questo apprezzato piatto marinaro ha infatti costituito per secoli il principale elemento, se non l’unico, del pasto dei pescatori. La sua origine, antica e prettamente popolare, deriva dalla abitudine della gente di mare di cucinare a bordo quella parte del pescato che non potesse essere destinato al mercato, sia per la qualità (poco richiesta), sia per la troppo piccola taglia, sia infine per l’ insufficienza quantitativa. Da una mescolanza di pesci, buoni seppur non di grandi dimensioni, ecco nascere il Brodetto che, in origine, si giovava solo dell’olio come condimento indispensabile. Via via il piatto ha subito evoluzioni sempre più raffinate, conquistando una ben meritata fama in tutto il territorio Nazionale e diventando prerogativa indiscutibile delle Marche. Gli ingredienti sono: pomodoro verde, aceto bianco, cipolla, acqua, peperone a corno rosso e giallo, seppia e polpo, coda di rospo, vocca in capo, mazzolina, scorfano, rana pescatrice, triglie, palombo a fette, gattuccio razza occhiata, merluzzo o busbana. L’originalità sta proprio nell’uso dell’aceto, dei peperoni e dei pomodori verdi. Nel corso degli anni, oltre al brodetto, è andata via via diffondendosi la cultura del recupero del cosiddetto pesce povero, ovvero le diverse specie di pesce azzurro di cui l’Adriatico è ricco. Alici, sarde, sgombri, ricciole, tonni & co., un tempo considerato materia prima povera, oggi rappresentano un’eccellenza gastronomica sia da un punto di vista nutritivo e dietetico che dal punto di vista del gusto e del sapore.
Dislocato nel complesso del Mercato Ittico all’Ingrosso, presso il Molo Nord del porto cittadino, si trova il “Museo del Mare”. Comprende l’Antiquarium Truentinum, il Museo delle Anfore, il Museo Ittico “Augusto Capriotti”, il Museo della Civiltà Marinara delle Marche e ne fa anche parte la Pinacoteca del Mare pur se ospitata nei locali di Palazzo Piacentini al Paese Alto della città. Al Museo del Mare si affianca, al molo sud, il Museo d’Arte sul Mare (MAM), vero e proprio contenitore d’arte contemporanea proteso verso il mare Adriatico. Altri luoghi significativi da visitare sono: il Paese alto con la Torre dei Gualtieri e l’Abbazia di San Benedetto, la Basilica Cattedrale di S. Maria della Marina, la Palazzina Azzurra, il Museo di Arte Sacra, la Torre e Caserma Guelfa, la Chiesa di San Giuseppe, il Tempietto di Santa Lucia, il Vescovado, il Teatro “Concordia” e infine la Riserva Naturale Regionale Sentina che, istituita nel 2004, si estende su un’area sita a nord della foce del fiume Tronto e costituisce uno dei pochissimi punti di sosta per i migratori tra il Gargano e le zone umide emiliane.
Si narra che le spoglie del corpo di San Benedetto martire, soldato romano decapitato a Cupra (l’odierna Cupra Marittima) per la sua fede cristiana, vennero accolte in un sepolcro ricavato in un luogo discreto posto su di un colle a ridosso del mare; vi si edificò poi una piccola chiesa che diede origine ad un primo ed importante insediamento attorno al quale, nel 1146, venne costruito un “castrum”, lambito a sud dalle acque del torrente Albula. Sul finire del ‘600 i sambenedettesi iniziarono ad uscire dal sovraffollato Castello costruendo le prime abitazioni nel nascente quartiere “Marina”. Nel 1863 venne costruita la linea ferroviaria adriatica che diede un decisivo impulso all’economia turistica. Nel 1865 sorse il primo stabilimento balneare che accoglieva ogni estate la numerosissima colonia bagnante locale e forestiera. Nel 1907 iniziarono i lavori del porto e nel 1912, grazie all’opera svolta da don Francesco Sciocchetti, il “parroco del mare”, venne varato il “San Marco”, il primo peschereccio a motore dell’intera penisola. La seconda guerra mondiale colpì la città con 144 bombardamenti aerei e 6 cannoneggiamenti navali che la devastarono fino al giorno della sua liberazione, il 18 giugno del 1944. Il dopoguerra segna una ripresa veemente delle attività: come in tutta Italia, fioriscono iniziative imprenditoriali, aumenta rapidamente il benessere. La pesca si trasforma da fonte di sopravvivenza a cardine dell’economia locale e negli anni ’60/’70 la città vanterà uno dei maggiori porti pescherecci d’Italia, una vasta flotta di navi che solcano gli oceani, il mercato ittico più importante d’Italia per movimentazione di prodotto. Parallelamente subisce un tumultuoso sviluppo un’altra attività che sarà dominante degli anni successivi al secondo conflitto mondiale, quella del turismo, in crescita inarrestabile fino a far conseguire a S. Benedetto il titolo di prima realtà delle Marche in termini di presenze alberghiere.
San Benedetto e il Piceno sono l’area a maggiore vocazione vinicola delle Marche. Il territorio è stato inizialmente conosciuto per i suoi vini rossi, i primi ad ottenere riconoscimenti nazionali, progressivamente affiancati da bianchi autoctoni (Passerina e Pecorino), che conoscono oggi un periodo di nuova vitalità affermandosi anche presso il grande pubblico. L’attuale realtà vitivinicola del Piceno può contare su specifiche denominazioni. La D.O.C.G. “Offida” prende il nome dalla cittadina di Offida, istituita nel 2011 comprende tre tipologie di vini: Offida Rosso, Offida Passerina e Offida Pecorino. Il Rosso Piceno D.O.C. e Rosso Piceno Superiore D.O.C. istituita nel 1968 e poi modificata successivamente, il suo nome si fa risalire proprio alla popolazione preromana dei Piceni. Il Rosso Piceno Superiore si produce in una zona circoscritta: soltanto 13 comuni e si differenzia dalla Rosso Piceno per un ulteriore periodo di affinamento in legno. Falerio D.O.C. e Falerio Pecorino D.O.C. istituita nel 1975 deve il suo nome alle origini della storia del territorio Piceno. Deriva infatti da Faleria, un’antica città romana oggi conosciuta col nome di Falerone (FM). Il Falerio Pecorino D.O.C. è stata istituita nel 2011. Terre di Offida D.O.C. riconosciuta nel 2001, successivamente per le tipologie Passerina spumante, vinsanto e passito, il nome è stato variato nel 2011 in Terre di Offida.