Saranno le Marche a decidere, con tutta probabilità, chi sarà il vincitore della 59ª edizione della Tirreno-Adriatico. Se negli ultimi tempi si sono fatte apprezzare soprattutto per la sempre scoppiettante “tappa dei muri”, esaltante dal punto di vista tecnico e paesaggistico – non solo alla Corsa dei Due Mari ma anche al Giro d’Italia – nel 2024 metteranno sul piatto la tappa regina con arrivo in salita, la Sassoferrato-Cagli (Monte Petrano) di 180 km.
Una salita vera, lunga 10,1 km con pendenza media all’8,1%, che è destinata a fare grande selezione, visto che di fatto sarà anche l’ultima occasione per gli uomini di classifica per provare ad avvicinarsi alla Maglia Azzurra, dal momento che il giorno successivo, nella passerella di San Benedetto del Tronto, non ci sarà spazio per fare la differenza.
L’asperità comincia dalla cittadina di Cagli ed è una vera gemma della parte settentrionale delle Marche, sia dal punto di vista panoramico che quello prettamente ciclistico. È molto frequentata dai cicloamatori fanesi, ma ospitando la tappa regina della Tirreno-Adriatico punta ad attirare – e ha tutte le caratteristiche per riuscirci – un pubblico sempre più nazionale e internazionale. Il Comune di Cagli, inoltre, ha fatto erigere sul valico un monumento dedicato al più grande ciclista marchigiano di sempre, Michele Scarponi, e a tutte le vittime della strada, dando un motivo in più agli appassionati per passare su queste strade.
È una salita molto regolare (con fondo stradale in perfette condizioni), non ci sono pendenze impossibili se non nel tratto iniziale, per un paio di chilometri, quando si arriva al 13%. Dopodiché si sale in maniera costante, ci sono lunghi rettilinei intervallati da qualche tornante fino al punto in cui lo scenario cambia all’improvviso. La ricca vegetazione, infatti, scompare per lasciare spazio a distese di prati dove pascolano mucche e cavalli, la strada spiana un po’ e l’orizzonte offre un’eccezionale vista sul Monte Nerone e la Gola del Furlo. Una volta lasciata alle spalle la serie dei tornanti la strada torna a salire e si rientra nel bosco per poi uscirne nuovamente in prossimità della vetta.
Per il Monte Petrone, però, non sarà una prima volta assoluta nel grande ciclismo, perché c’è un precedente di grande prestigio, risalente al Giro d’Italia del Centenario, quello del 2009. In un’edizione che andava da nord a sud, la salita marchigiana non solo venne inserita all’interno dell’ultima settimana, ma rappresentò quella che tutti definirono la tappa regina di quel Giro, la Pergola-Monte Petrano di 237 km. L’asperità finale venne affrontata dopo una giornata estenuante, con scalate anche del Monte delle Cesane, Monte Nerone e Monte Catria. La vittoria arrivarono a giocarsela i big, con Ivan Basso e Danilo Di Luca che provarono senza successo a mettere in difficoltà la Maglia Rosa Denis Menchov. Alla fine il più scaltro fu lo spagnolo Carlos Sastre, vincitore del Tour de France appena 10 mesi prima, che a furia di scattare riuscì ad involarsi da solo verso la cima del Monte Petrano. Alla Tirreno-Adriatico il chilometraggio e il dislivello complessivo saranno decisamente inferiori, ma i big si daranno comunque battaglia, con l’obiettivo di portarsi a casa uno dei trofei più affascinanti del ciclismo internazionale, il mitico Tridente.