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Il Carpegna gli è bastato

12/03/2022

Il Monte Carpegna è una salita iconica. Non perché ci abbiano vinto grandi corridori, non perché sia stato teatro di grandi battaglie e non perché il Giro d’Italia ci sia passato spesso. Dall’ultima volta che la Corsa Rosa ha visto concludersi una tappa a Carpegna, infatti, sono passati quasi 50 anni: era il 1974, a vincere fu il belga Patrick Sercu, che fatalità aveva vinto anche l’anno prima sullo stesso traguardo. Poi nel 2008 la carovana del Giro era ripassata sul Monte in una tappa di transizione, vinta da Alessandro Bertolini, ma la bellezza di questa scalata era passata quasi inosservata.

Allora perché è così celebre il Monte Carpegna? Semplicemente perché era la salita in cui era solito allenarsi Marco Pantani, colui che per molti è il simbolo insindacabile di questo sport. “Lì ho iniziato a costruire le mie vittorie. Non ho bisogno, prima di un Giro o di un Tour, di provare ad una ad una tutte le grandi salite. Il Carpegna mi basta” diceva il Pirata.

A testarsi su quelle pendenze – la salita non è lunga, ma ha una pendenza media del 10% – c’era spesso anche l’ex CT della Nazionale Davide Cassani, un altro romagnolo che con Marco ha condiviso tanti momenti. “Marco era più giovane di me, ne abbiamo fatte poche di salite insieme, io stavo per smettere. Lui si piazzava davanti e io lo guardavo da dietro. In salita era superlativo, era normale che staccasse tutti. Adorava partire per ultimo: per lui era il massimo riprenderci, salutarci e aspettarci al Cippo” aveva ricordato qualche anno fa Cassani.

Un pensiero molto simile devono averlo fatto gli avversari di Tadej Pogačar quest’oggi alla Tirreno-Adriatico, quando sulla seconda e ultima scalata del Monte Carpegna lo sloveno ha riacceso quel turbo che, in questa prima parte di stagione, ha praticamente sempre tenuto in caldo. Sulla salita del Pirata, davanti a tanti tifosi del Pirata, Tadej era il miglior vincitore possibile. Pogačar, con le proporzioni e differenze di due periodi storici abbastanza lontani, è il corridore che più assomiglia a Pantani nel modo di interpretare la corsa. Pochi calcoli, tanto cuore, tanto spettacolo da offrire ai tifosi e una predisposizione alla salita senza eguali.

Tadej è sulla giusta strada per diventare uno dei ciclisti più forti della storia. D’altronde, a dirlo, è stato proprio il ciclista più forte della storia, Eddy Merckx: “Ogni anno mi sono sentito dire che questo o quel corridore era il nuovo Merckx, senza reali ragioni per esserlo. Con Tadej, però, credo che ci siamo davvero…” ha detto il Cannibale dopo la vittoria dello sloveno a Il Lombardia.

Pogačar, come Merckx, sta anche cominciando con una certa costanza a cannibalizzare le corse. Questa Tirreno-Adriatico la vincerà con quasi due minuti sul secondo. Non male, per essere una corsa a tappe di 7 giorni.

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