Se ci fosse riuscito, sarebbe stato un altro capolavoro impensabile. Tadej Pogačar ci ha provato anche oggi, anche quando sarebbe potuto stare comodamente nella pancia del gruppo, in attesa di tappe a lui più congeniali. Invece lo sloveno sembra voler correre per lo spettatore, per fare show, per assicurarsi che chi è davanti alla televisione non dica: “che noia questa tappa!”.
Così l’ha studiata a pennello: ha messo la squadra a tirare a 50 km dall’arrivo, nel giro di pochi chilometri ha ripreso i fuggitivi della prima ora e ha atteso con pazienza che arrivasse il traguardo volante di Amelia. Tutti erano convinti che Pogačar volesse sprintare per prendersi i 3 secondi di abbuono, ma il capitano della UAE Team Emirates ha pensato che fosse troppo poco un’accelerazione di 200 metri e poi lasciare 30 km di quiete in attesa della volata. Così si è scelto il compagno di squadra più loco, Marc Soler, e dopo lo striscione del traguardo volante non si è fermato, anzi, ha rilanciato l’andatura e si è divertito per un po’ di chilometri.
Con lui si è ritrovato un altro corridore che si trova a suo agio con gli attacchi folli, Julian Alaphilippe, che ovviamente non si è fatto pregare e ha cominciato a spingere a più non posso. Dietro, però, non hanno dormito, hanno fiutato quasi subito il pericolo e tutte le squadre dei vari velocisti si sono spese per domare il prima possibile il “cavallo pazzo” Pogačar. Le acque si sono calmate a 10 km dall’arrivo, quando l’azione di Pogačar e Alaphilippe è stata annullata e i velocisti hanno tirato un sospiro di sollievo.
Certo, se lo sloveno comincia ad attaccare anche quando il profilo altimetrico di una tappa è quasi completamente piatto (l’unico GPM era in apertura di frazione), non si può davvero più stare tranquilli. E la cosa bella è che la Tirreno-Adriatico deve ancora offrire le quattro tappe sulla carta più movimentate, motivo per cui è lecito aspettarsi fuochi d’artificio non appena il percorso lo permetterà.