Warren Barguil è sempre stato uno di quei corridori ben lontani dagli stereotipi delle superstar. Lui che superstar lo è diventato per un attimo nel 2017, quando al Tour de France vinse due tappe, conquistò la maglia a pois di miglior scalatore e fece emozionare la folla transalpina con i suoi attacchi da lontano. I francesi erano in cerca disperatamente di un nuovo corridore che potesse riportare la maglia gialla in patria, con Bardet e Pinot che erano sì forti, ma forse non abbastanza da spodestare i Froome o i Quintana di quegli anni.
Barguil era enigmatico: aveva vinto due tappe da fenomeno alla Vuelta a España quando aveva appena 21 anni, poi sembrava essersi dileguato, e invece in quel Tour era tornato raggiungendo picchi altissimi che avevano fatto credere che quel grande talento stesse definitivamente sbocciando. Non è stato così, perché quei picchi Barguil non li ha più raggiunti e, ora che ha 30 anni, sembra difficile possa tornare a quei fasti.
Ma, forse, a lui è andata meglio così: avere aspettative e pressioni sulle spalle non gli è mai piaciuto. D’altronde lui è un normalissimo bretone a cui piace andare in bicicletta, ma di interessi ne ha sempre avuti tanti anche al di fuori del mondo del ciclismo. La famiglia, ovviamente, ma anche le auto.