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Barguil, come ai vecchi tempi

11/03/2022

Warren Barguil è sempre stato uno di quei corridori ben lontani dagli stereotipi delle superstar. Lui che superstar lo è diventato per un attimo nel 2017, quando al Tour de France vinse due tappe, conquistò la maglia a pois di miglior scalatore e fece emozionare la folla transalpina con i suoi attacchi da lontano. I francesi erano in cerca disperatamente di un nuovo corridore che potesse riportare la maglia gialla in patria, con Bardet e Pinot che erano sì forti, ma forse non abbastanza da spodestare i Froome o i Quintana di quegli anni.

Barguil era enigmatico: aveva vinto due tappe da fenomeno alla Vuelta a España quando aveva appena 21 anni, poi sembrava essersi dileguato, e invece in quel Tour era tornato raggiungendo picchi altissimi che avevano fatto credere che quel grande talento stesse definitivamente sbocciando. Non è stato così, perché quei picchi Barguil non li ha più raggiunti e, ora che ha 30 anni, sembra difficile possa tornare a quei fasti.

Ma, forse, a lui è andata meglio così: avere aspettative e pressioni sulle spalle non gli è mai piaciuto. D’altronde lui è un normalissimo bretone a cui piace andare in bicicletta, ma di interessi ne ha sempre avuti tanti anche al di fuori del mondo del ciclismo. La famiglia, ovviamente, ma anche le auto.

È un collezionista, se deve spendere soldi per qualcosa lo fa per le auto. Con i primi 500 euro si è comprato una Peugeot 205 con 330 mila chilometri e si è fatto un viaggio nei Paesi Baschi. Recentemente ha dichiarato che quando smetterà di correre vuole lavorare in una concessionaria e se ne avrà la possibilità, vorrebbe anche correre la Parigi-Dakar. Insomma, le luci della ribalta possono anche puntare su qualcun altro. Non si offenderà.

Qualche exploit alla sua maniera, però, sa ancora come tirarlo fuori. Come ha fatto oggi alla Tirreno-Adriatico, un assolo sulle pendenze micidiali dei muri fermani che si va ad aggiungere ad un palmarés non troppo ampio, ma di assoluto prestigio. In Italia non aveva mai vinto (è la prima volta che partecipava alla Tirreno-Adriatico); speriamo che questa vittoria lo invogli a tornare più spesso perché i corridori come lui, che non fanno calcoli e vivono alla giornata, sono sempre garanzia di divertimento. Con il percorso del Giro d’Italia, che non ha mai corso, un corridore come lui troverebbe terreno fertile. Ha ancora qualche anno di carriera per venire alla Corsa Rosa e farci divertire. E intanto domani sul Carpegna potrebbe riprovarci.

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