Nota località balneare della Versilia, situata tra Viareggio e Marina di Pietrasanta, Lido di Camaiore è meta molto apprezzata dai turisti per la sua ampia spiaggia di sabbia fine e dorata durante il giorno e per i club e le attrazioni notturne la sera. Gran parte della spiaggia nel periodo estivo ospita stabilimenti attrezzati per ogni necessità, dove relax e divertimento si combinano per attrarre pubblico di ogni età. Il lungomare si compone di una lunga passeggiata costeggiata da strutture alberghiere, mentre la cittadina si caratterizza di gradevoli villette in stile liberty immerse nel verde. La principale attrazione è il moderno pontile, con la sua rotonda sul mare che permette di godere appieno della piacevole brezza marina nelle serate estive, quando viene altresì allestito un luna park per attrarre turisti da tutta la riviera. Il territorio adiacente è molto apprezzato dai turisti amanti delle due ruote, con percorsi mozzafiato incastonati tra il mar Tirreno e le Alpi Apuane che fanno da sfondo alle escursioni sul territorio. Lido di Camaiore è stata spesso teatro di arrivi del Giro d’Italia, nel 1997, nel 2002 e nel 2007 e consueta tappa inaugurale della Tirreno-Adriatico.
Scarpaccia: è una torta salata tradizionalmente preparata con zucchine, farina, sale, pepe e cipolla.
Torta di Pepe o “co’ pizzi”: è una torta salata a base di riso, bietola, pane casalingo, uova, pepe, prezzemolo e formaggio pecorino. Cotto l’impasto, si stende su una sfoglia fatta con farina, acqua, sale, olio e burro.
Tordelli: è un piatto salato con pasta (simile al raviolo) ripiena di carne di manzo e maiale macinata, bietola lessa, parmigiano, uova e mollica di pane. Il tutto viene condito con ragù.
Norcineria camaiorese: storica la presenza di norcini provenienti dalla frazione di Gombitelli, isola linguistica che ha ospitato una popolazione longobarda già dal medioevo. Prodotti tipici sono la mortadella di maiale anche detta sbriciolona (dal gusto dolce e delicato, realizzata con lombo spalla, coppa e pancetta di maiale, a cui si aggiungono aromi e spezie, sale, pepe, semi di finocchio, cannella e chiodi di garofano) il lardo e il biroldo (insaccato di carne di maiale realizzato con le parti considerate meno nobili come testa, polmoni, cuore, lingua e talvolta frattaglie, il tutto amalgamato con sangue di maiale).
Camaiore si trova nel cuore della Versilia e si caratterizza per la varietà dei paesaggi: dalle vette delle Apuane, alle colline costellate da borghi, fino alle spiagge di Lido di Camaiore. Vitale sin dall’epoca preistorica e densa di testimonianze, la città oggi è divenuta meta turistica anche grazie alle tradizioni, come i tappeti di segatura e la luminara di Gesù morto, e le manifestazioni quali il Festival Gaber, È la via dell’orto e la Festa Pic che raccontano la sua vocazione all’enogastronomia. Ha ospitato 65 edizioni del Gp Camaiore, gara che nel suo albo d’oro può vantare i più grandi campioni delle due ruote. Attraversata dalla via Francigena è la tappa XXVII del cammino di Sigerico.
Scarpaccia: è una torta salata tradizionalmente preparata con zucchine, farina, sale, pepe e cipolla.
Torta di Pepe o “co’ pizzi”: è una torta salata a base di riso, bietola, pane casalingo, uova, pepe, prezzemolo e formaggio pecorino. Cotto l’impasto, si stende su una sfoglia fatta con farina, acqua, sale, olio e burro.
Tordelli: è un piatto salato con pasta (simile al raviolo) ripiena di carne di manzo e maiale macinata, bietola lessa, parmigiano, uova e mollica di pane. Il tutto viene condito con ragù.
Norcineria camaiorese: storica la presenza di norcini provenienti dalla frazione di Gombitelli, isola linguistica che ha ospitato una popolazione longobarda già dal medioevo. Prodotti tipici sono la mortadella di maiale anche detta sbriciolona (dal gusto dolce e delicato, realizzata con lombo spalla, coppa e pancetta di maiale, a cui si aggiungono aromi e spezie, sale, pepe, semi di finocchio, cannella e chiodi di garofano) il lardo e il biroldo (insaccato di carne di maiale realizzato con le parti considerate meno nobili come testa, polmoni, cuore, lingua e talvolta frattaglie, il tutto amalgamato con sangue di maiale).
Badia di San Pietro: complesso monumentale situato nelle vicinanze del centro storico. I primi documenti che la citano risalgono al tempo della dominazione longobarda. Agli inizi del XII secolo la Badia raggiunge il suo massimo splendore come abbazia benedettina.
Pieve di Santo Stefano: la presenza della pieve è documentata dal IX secolo e sorge in zona collinare sotto il monte Prana lungo la via Francigena. Di architettura romanica-lucchese, all’interno ospita un un sarcofago marmoreo di origine romana risalente al II secolo d.c..
Collegiata di Santa Maria Assunta: situata al centro dell’impianto urbano antico della città, la chiesa fu fondata nel 1278 in seguito all’ampliamento del borgo rurale. Tra il 1350 e il 1365 venne costruita l’imponente torre campanaria. Ospita tele del Marracci.
Teatro dell’Olivo: teatro all’italiana di origine seicentesca, restaurato nei primi anni Duemila, sorge nel luogo che un tempo ospitava un tiratoio della lana. Ospita una apprezzata stagione teatrale.
Villa Borbone delle Pianore: posta nella frazione di Capezzano Pianore, qui nacque Zita di Borbone, ultima imperatrice d’Austria. La villa è al centro di un pittoresco parco opera dell’architetto paesaggista Deschamps.
Civico Museo Archeologico: posto in Piazza Francigena, è stato oggetto nel corso di questi anni di un lungo lavoro di ristrutturazione, adeguamento funzionale e allestimento allo scopo di rendere visibili e di valorizzare le numerose testimonianze archeologiche e storiche di questo territorio che documentano una continuità insediativa dalla Preistoria, al Medioevo fino all’età protoindustriale.
Museo d’Arte Sacra: istituito nel 1936 nella sede della Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Michele e San Vincenzo, edificio del XVII secolo, nasce come luogo di raccolta e deposito di arredi, dipinti, paramenti, suppellettili sacri dal XIV al XVI secolo. Spiccano una Vergine annunciata policroma in legno di Matteo Civitali, la trecentesca Madonna col Bambino, pure in legno policromo, e un arazzo fiammingo con Scene della Passione (1615) eseguito su cartone di Pieter Pannemaker o Giusto di Gand.
Follonica si trova nel cuore dell’omonimo Golfo, nella Maremma Toscana, tra il promontorio di Piombino e Punta Ala, di fronte all’Isola d’Elba. La sua posizione e il suo clima ne fanno una meta ambita per il turismo balneare, sportivo, verde e culturale. Il litorale ha una sabbia bianca e fine, con bassi fondali che degradano lentamente. Infinite le opportunità di divertimento, relax e svago, legate al mare e non, poiché è circondata da un territorio ricco di vegetazione e macchia mediterranea: percorsi di trekking, bike e cavallo, cale mozzafiato, oasi faunistiche e proposte enogastronomiche che legano la tradizione contadina alle specialità marinare. Grazie al suo mare, dal 2000 ha ottenuto la Bandiera Blu e dal 2004 le 4 Vele di Legambiente.
A Follonica le associazioni locali sono molto attive e in ogni momento dell’anno può capitare di imbattersi in eventi legati alla gastronomia, alla musica e all’animazione commerciale.
Il panorama enogastronomico è ricco e variegato. Come nella migliore tradizione toscana il vino fa da padrone sulla tavola e le etichette dei rossi e dei bianchi ben si accompagnano ai gusti forti delle pappardelle al cinghiale, piatto principe della Maremma, a quelli più pacati dei classici a base di pesce, compreso il cacciucco, dovuto ai forti influssi livornesi, ma anche il polpo e i pesci del golfo di Follonica, particolarmente saporiti poiché il tratto di mare detiene una percentuale di sapidità più elevata nella media del Tirreno.
Follonica, già dall’ antichità, fu un centro famoso per la lavorazione del ferro per la civiltà etrusca, e durante il Granducato di Leopoldo II di Toscana divenne un importante polo industriale di produzione e lavorazioni artistica della ghisa.
La città fabbrica e il più recente e moderno stabilimento siderurgico ILVA per il trattamento dei minerali dell’isola d’Elba, che concluse la sua attività il 21 febbraio 1960.
Chiesa di San Leopoldo, di stampo neoclassico a croce latina, consacrata nell’anno 1838 alla presenza del granduca Leopoldo II.
MAGMA – Museo delle Arti in Ghisa nella Maremma, inaugurato nel luglio 2013, rappresenta il primo tassello del recupero del comprensorio ex-ILVA. Il MAGMA riassume in sé tutta la storia di Follonica città fabbrica: è collocato, infatti, all’interno del Forno San Ferdinando,
Teatro Fonderia Leopolda, ristrutturato nella Fonderia Leopolda (inaugurato il 27 Ottobre 2014), adesso centro della cultura e degli eventi follonichesi.
Sala espositiva e fieristica Fonderia 1, anch’essa accessibile dal 2014 grazie al recupero post industriale della Fonderia 1, e adesso in parte sede distaccata della Normale di Pisa
Parco Centrale – area posta al confine della città fabbrica, adesso adibita a parco ed Arena spettacoli, divenuta dal 2016 location di festival estivi di consistente importanza nel panorama toscano (Follonica Summer Festival), oltre ad essere sede del mercato settimanale.
Il Golfo di Follonica e le colline circostanti offrono molteplici e diversificati paesaggi da scoprire, ricchi di storia e bellezza: si passa dal mare azzurro e cristallino del Golfo di Follonica alle montagne boscose delle Cornate di Gerfalco e di Montieri.
Tra questi due estremi una varietà di luoghi, paesi e frazioni, tutti immersi in una natura intatta, con tradizioni, usi e paesaggi da scoprire.
Follonica si trova nel cuore dell’omonimo Golfo, nella Maremma Toscana, tra il promontorio di Piombino e Punta Ala, di fronte all’Isola d’Elba. La sua posizione e il suo clima ne fanno una meta ambita per il turismo balneare, sportivo, verde e culturale. Il litorale ha una sabbia bianca e fine, con bassi fondali che degradano lentamente. Infinite le opportunità di divertimento, relax e svago, legate al mare e non, poiché è circondata da un territorio ricco di vegetazione e macchia mediterranea: percorsi di trekking, bike e cavallo, cale mozzafiato, oasi faunistiche e proposte enogastronomiche che legano la tradizione contadina alle specialità marinare. Grazie al suo mare, dal 2000 ha ottenuto la Bandiera Blu e dal 2004 le 4 Vele di Legambiente.
A Follonica le associazioni locali sono molto attive e in ogni momento dell’anno può capitare di imbattersi in eventi legati alla gastronomia, alla musica e all’animazione commerciale.
Il panorama enogastronomico è ricco e variegato. Come nella migliore tradizione toscana il vino fa da padrone sulla tavola e le etichette dei rossi e dei bianchi ben si accompagnano ai gusti forti delle pappardelle al cinghiale, piatto principe della Maremma, a quelli più pacati dei classici a base di pesce, compreso il cacciucco, dovuto ai forti influssi livornesi, ma anche il polpo e i pesci del golfo di Follonica, particolarmente saporiti poiché il tratto di mare detiene una percentuale di sapidità più elevata nella media del Tirreno.
Follonica, già dall’ antichità, fu un centro famoso per la lavorazione del ferro per la civiltà etrusca, e durante il Granducato di Leopoldo II di Toscana divenne un importante polo industriale di produzione e lavorazioni artistica della ghisa.
La città fabbrica e il più recente e moderno stabilimento siderurgico ILVA per il trattamento dei minerali dell’isola d’Elba, che concluse la sua attività il 21 febbraio 1960.
Chiesa di San Leopoldo, di stampo neoclassico a croce latina, consacrata nell’anno 1838 alla presenza del granduca Leopoldo II.
MAGMA – Museo delle Arti in Ghisa nella Maremma, inaugurato nel luglio 2013, rappresenta il primo tassello del recupero del comprensorio ex-ILVA. Il MAGMA riassume in sé tutta la storia di Follonica città fabbrica: è collocato, infatti, all’interno del Forno San Ferdinando,
Teatro Fonderia Leopolda, ristrutturato nella Fonderia Leopolda (inaugurato il 27 Ottobre 2014), adesso centro della cultura e degli eventi follonichesi.
Sala espositiva e fieristica Fonderia 1, anch’essa accessibile dal 2014 grazie al recupero post industriale della Fonderia 1, e adesso in parte sede distaccata della Normale di Pisa
Parco Centrale – area posta al confine della città fabbrica, adesso adibita a parco ed Arena spettacoli, divenuta dal 2016 location di festival estivi di consistente importanza nel panorama toscano (Follonica Summer Festival), oltre ad essere sede del mercato settimanale.
Il Golfo di Follonica e le colline circostanti offrono molteplici e diversificati paesaggi da scoprire, ricchi di storia e bellezza: si passa dal mare azzurro e cristallino del Golfo di Follonica alle montagne boscose delle Cornate di Gerfalco e di Montieri.
Tra questi due estremi una varietà di luoghi, paesi e frazioni, tutti immersi in una natura intatta, con tradizioni, usi e paesaggi da scoprire.
Saturnia è una piccola città della Maremma che si erge sulla cima di una collina che domina le famose sorgenti termali. Questo vivace borgo si trova vicino a una necropoli etrusca lungo la strada romana Clodia, situata tra le strade Aurelia e Cassia.
Le sue origini sono estremamente antiche: questa zona era abitata da popolazioni preclassiche della Grecia, successivamente vennero gli Etruschi seguiti dai Romani, come dimostrato dalla bellissima Porta Romana risalente al II secolo a.C.
La grande attrazione di Saturnia sono le sue terme, le cui acque gorgoglianti filtrano attraverso la crosta terrestre in un’area che si estende dal Monte Amiata fino alle colline di Albenga e Fiora e raggiunge Roselle e Talamone. Le acque sono ricche di depositi minerali, in particolare di zolfo e hanno una temperatura di circa 37,5 °C, oltre a vantare proprietà terapeutiche e rilassanti.
Cuore verde dell’Italia, l’Umbria è la regione dei paesaggi incontaminati, dei piccoli ed antichi borghi ricchi di storia e tradizione, dei luoghi ameni, lontani dal caos cittadino, incastonati tra le verdi colline. Terni, seconda città della regione, grazie alla sua posizione geo-grafica strategica permette al turista di raggiungere facilmente e in poco tempo le principali città d’arte italiane tra cui Roma, Firenze, Pisa, Perugia, Assisi, Orvieto. Un territorio che non è bagnato dal mare, ma ricco d’acqua: la Cascata delle Marmore, sublime diamante della Valnerina, è l’attrazione principale, mèta imprescindibile per ogni turista che vuole scoprire l’Umbria. Ad accogliere i visitatori una varietà di esperienze che permettono di soddisfare ogni tipo di esigenza: le visite guidate nei borghi medievali del paesaggio ternano come Narni e San Gemini, centri storici dove tradizione e antichità fanno da protagoniste durante le affascinanti rievocazioni storiche che coinvolgono tutta la comunità, ma anche contenitori di tesori archeologici ed artistici, come la splendida Carsulae, l’antica città romana i cui resti ri-portati in luce sono in grado di incantare chiunque; le avventure adrenaliniche di rafting e canyoning, le escursioni e le passeggiate a cavallo permettono di scoprire in profondità le meraviglie naturali di un ambiente variegato; per chi, invece, decide di al-lontanarsi dallo stress e dalla fatica, il territorio ternano offre la possibilità di visitare incantevoli luoghi di culto e di spiritualità, apprezzati da tutti anche per la loro bellezza storica e artistica. Un ricco territorio dove l’accoglienza al visitatore è essa stessa un’eccellenza: nelle migliori strutture tra cui hotel, agriturismi, residenze d’epoca, il turista potrà godere delle eccellenze eno-gastronomiche made in Italy, spesso a km 0: squisite carni, olio d’oliva di marchio DOP, tartufi, vini e tradizionali liquori d’erbe delizieranno il turista che non riuscirà ad allontanarsi facilmente da questa terra.
La coltivazione dell’ulivo è una delle più antiche in Italia, già presente fin dall’epoca etrusca. Sebbene a livello nazionale la produzione dell’olio sia in percentuale alquanto ridotta, l’olio umbro si distingue come olio di un certo pregio, ottenendo nel 1997 il riconoscimento europeo della Denominazione di Origine Protetta Umbria, l ‘unica a livello nazionale a racchiudere una regione intera. Il merito di tutto questo è l’insieme delle condizioni climatiche del territorio: le caratteristiche del terreno e la mitezza del clima hanno favorito la coltura dell’olivo che viene da sempre piantato nelle diverse specie (moraiolo, leccino, rajo, frantoio). Per gustare la qualità dell’olio è d’obbligo la bruschetta: pane tostato profumato con aglio, sale ed abbondante olio d’oliva.
La cultura della vite ha, nel nostro territorio, tra-dizioni millenarie. Virgilio nel primo libro delle Georgiche ricorda la pazienza con la quale i vignaioli del tempo si dedicavano, in questi luoghi ameni, alla coltivazione della vite. Siamo nelle terre attraversate dall’alto corso del Tevere, che dà la vita a vitigni. Dai vigneti ubicati in terreni di favorevole esposizione, nei diversi comuni della provincia di Terni, si producono i seguenti vini: Bianco, Rosso, Rosato, Novello, Malvasia. L’Associazione della Strada dei vini Etrusco Ro-mana, che si snoda prevalentemente in provincia di Terni, è nata con la finalità di promuovere in Italia e all’estero una forma particolare di turismo consapevole, che abbini la conoscenza del territorio a quella dei prodotti ambientali e agricoli.
La storia di Cascia, in Umbria, è profondamente legata a Rita, la santa che qui è nata nel 1381. Il santuario dedicato a Santa Rita, infatti, sebbene sia di recente costruzione (1947) è una destinazione ben nota per i pellegrini provenienti da tutto il mondo. Migliaia di persone arrivano ogni anno nella speranza di trovare conforto.
Cascia è stata abitata fin dai primi anni dell’età romana da tribù italiche la cui principale occupazione era l’allevamento di pecore. La testimonianza più importante di quel periodo è il magnifico tempio di Villa San Silvestro. mentre molti altri reperti archeologici sono conservati nel Museo di Palazzo Santi, a Cascia e anche all’estero.
Cascia è un luogo di cultura, tradizioni e ottima cucina, di cui si può godere senza rinunciare al contatto con la natura.
Meritano una visita la chiesa di Sant’Antonio Abate, originariamente costruita nel corso dell’XI secolo, poi ricostruita tra il XIV e il XV secolo, quando all’interno furono dipinti importanti affreschi che rappresentano ancora gran parte della chiesa; e la Chiesa di San Francesco e la Collegiata di Santa Maria. Il paese vanta anche un notevole esempio di nobili edifici privati, come Palazzo Carli e Palazzo Santi (che ospita il museo civico).
Norcia, si trova nella splendida Valnerina, dove l’Umbria costeggia le Marche. Faceva parte dell’antico impero romano, ma le sue radici risalgono molto più indietro, al popolo sabino che abitava in questa zona. Il cristianesimo arrivò durante il III secolo lasciando un segno sulla città: qui nacquero santi fratelli gemelli Santa Scolastica e San Benedetto, santo patrono d’Europa, che fondò la prima comunità cristiana monastica in Italia.
Sorta vicino ai Monti Sibillini, Norcia offre meravigliosi scenari della natura, soprattutto durante il periodo di fioritura, quando l’altopiano di Castelluccio dà sfoggio di uno spettacolo naturale unico al mondo: un tappeto di colori e profumi!
Le delizie culinarie fanno di Norcia la capitale della carne, tanto che il termine “norcineria” per indicare le salumerie è ormai utilizzato in tutta Italia. Qui vengono prodotti salami di alta qualità, prosciutto e molte altre prelibatezze tra cui lenticchie minuscole e tenere; funghi e tartufi di montagna; formaggio (in particolare pecorino e caciotta), e anche il vino locale è degno di nota.
Situato ai piedi dei Monti Sibillini, Sarnano conserva intatto il suo centro storico medievale: fa parte dei Borghi più Belli d’Italia ed è insignito della Bandiera Arancione. Si trova lungo il Cammino Francescano della Marca e, secondo la leggenda, fu lo stesso San Francesco d’Assisi a disegnarne lo stemma. Sarnano è il luogo ideale per chi ama le attività all’aria aperta, come trekking, mountain bike e volo libero, e dispone di 11 km di piste da sci con impianti di risalita. Agli amanti del relax, invece, il nuovo complesso termale dotato di centro benessere con piscina e SPA offre un’ampia gamma di servizi sanitari ed estetici. Un connubio di storia, arte, natura e benessere nel cuore delle Marche.
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Dolce tipico: crostata al torroncino con ripieno di frutta secca e cacao
Salume tipico: ciauscolo, salume morbido spalmabile
Centro storico: perfettamente conservato e completamente visitabile.
Chiesa di Santa Maria di Piazza Alta: una cattedrale romanica del 1200 con opere di Lorenzo D’Alessandro, Pietro Alemanno, Niccolò di Liberatore detto L’Alunno, Pietro Bontulli Da Percanestro momentaneamente inagibile.
Abbazia di Piobbico o di Santa Maria Inter Rivora: una suggestiva abbazia tra le montagne costruita alla fine dell’anno 1000 da una comunità di monaci benedettini – momentaneamente inagibile
Polo museale – momentaneamente inagibile: pinacoteca Civica con opere di Vittore Crivelli, Vincenzo Pagani, Simone De Magistris e altri artisti di rilievo nazionale.
Musei Civici: collezioni di Armi Antiche e Moderne, Avifauna dell’Appennino, Martelli.
Museo Diocesano: collezione di arte sacra.
Biblioteca civica con manoscritti antichi.
Teatro della Vittoria “Mario del Monaco”
Teatro storico tardo-ottocentesco: momentaneamente inagibile.
Altri punti di interesse: Monti Sibillini, Impianti sciistici di S. Maria Maddalena e Sassotetto, Scuola di volo in deltaplano e parapendio, Centro termale con piscina, centro benessere e SPA.
Nelle dolci colline della Riviera del Conero sorge un paese particolarmente famoso nel mondo per essere la patria della fisarmonica, uno strumento affascinante che si caratterizza per adattarsi a tutti i generi musicali, dalla musica classica a quella popolare. Emblema della musica italiana nel mondo, la fisarmonica è celebrata a Castelfidardo con un apposito museo internazionale dove si possono ammirare più di 400 esemplari unici al mondo.
Castelfidardo è anche ricca di storia, proprio in questi luoghi si è infatti disputata la battaglia di Castelfidardo del 18 settembre 1860, tappa fondamentale del Risorgimento italiano, che ha visto combattere l’esercito piemontese contro quello pontificio. In memoria di questo evento è stato eretto un grandioso un monumento dello scultore Vito Pardo che dall’alto di una collina domina un grande parco immerso nel verde, ed è stato anche costituito anche un interessante museo del Risorgimento con reperti e cimeli d’epoca.
Un’altra oasi verde da ammirare per l’unicità della sua flora e della sua fauna, è la Selva di Castelfidardo, un territorio unico nel suo genere, con un bosco preistorico sottoposta a vincolo paesaggistico all’interno del quale sorge Villa Ferretti, costruita nella seconda metà del Settecento dove si può visitare la collezione d’arte personale del Duca Roberto Ferretti.
A Castelfidardo dal 1975, nel mese di settembre, si svolge il Premio Internazionale della Fisarmonica, il più grande concorso per fisarmonicisti al mondo, una kermesse musicale che attira sempre più musicisti che vengono da tutti i continenti con tantissimi ospiti e visitatori.
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La Rotonda a Mare, un armonico esempio di architettura balneare, è il risultato di molteplici traversie, distruzioni, progetti e ricostruzioni, che hanno inizio nella Belle Epoque, quando venne innalzata una piattaforma lignea per attività idroterapiche e ricreative, sul mare davanti all’hotel Bagni su progetto di Vincenzo Ghinelli (1792-1871).
In seguito la decisione definitiva di realizzare la Rotonda a Mare a Senigallia venne adottata dall’Azienda Autonoma Stazione di Cura e Soggiorno il 30 gennaio 1932. Fu scelto il progetto presentato dall’ Ingegnere Enrico Cardelli, perchè conteneva “le caratteristiche di genialità e di economia volute”.
La Rotonda a Mare venne inaugurata il 18 luglio 1933, imponendosi ben presto come qualificato luogo di mondanità ed intrattenimento musicale. Il 7 luglio 1935 il Principe Umberto di Savoia venne a Senigallia per inaugurare la Colonia Marina Maria Pia di Savoia e per visitare la Rotonda a Mare.
Ma furono gli anni 1950-1960 la stagione d’oro della Rotonda di Senigallia, vero tempio della mondanità e luogo nel quale si esibirono stelle di prima grandezza della musica leggera italiana. Nel 2006 è stata riaperta al pubblico al termine dei lavori di restauro e riqualificazione.
Da sempre la Rotonda è stata per tutti i senigalliesi molte cose insieme: luogo di incontro e di socialità, piacevole occasione di intrattenimento, simbolo della vitalità artistica e culturale della città. Per le sue peculiarità storico architettoniche e per la posizione strategica e centrale che occupa nelle Marche così come in Italia, la Rotonda a Mare ci appare così testimonial prezioso di un moderno modello di offerta turistica, fondato non più su un’edificazione intensiva del litorale, quanto piuttosto basato su un’idea di sviluppo sostenibile, inscindibilmente legato alla salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale esistente e alla tutela della qualità della vita.
Come i Portici così anche Piazza Garibaldi, detta anche Piazza del Duomo, ci rievoca il periodo più splendido della fiera: infatti si colloca al centro dell’opera di ampliamento urbanistico voluto da Papa Lambertini a metà del ‘700.
Grazie ai lavori di riqualificazione da poco terminati, Piazza Garibaldi disegna uno scenario urbano di grande suggestione e bellezza, accogliendo edifici pubblici di grande pregio architettonico: Palazzo Becci, la Cattedrale di San Pietro Apostolo, il Palazzo Vescovile con la Pinacoteca Diocesana, Palazzo Micciarelli (ex Filanda), Auditorium San Rocco, Palazzo delle Dogane (Il Doganone) e il Collegio Ginnasio Pio IX.
Particolarmente degni di nota sono il Palazzo Micciarelli, progettato dall’architetto senigalliese Pietro Ghinelli e che all’inizio dell’Ottocento ospitava, all’interno della sua corte, un teatro condominiale in legno, e la Cattedrale, ricca di opere d’arte.
I Portici Ercolani sono uno degli elementi urbanistici che più caratterizzano la città. Ricordano nel nome il monsignore Giuseppe Ercolani (1677-1759) che li ha progettati alla metà del Settecento per volontà di Papa Benedetto XIV, al secolo Prospero Lambertini, con lo scopo di ospitare annualmente la celeberrima Fiera Franca in continua espansione.
I Portici Ercolani, centoventisei arcate in pietra d’Istria, costeggiano la riva destra del fiume Misa. Originariamente avrebbero dovuto essere costruiti anche sul lato opposto del fiume, ma la crisi della fiera, dovuta alla perdita dei benefici fiscali, ebbe l’effetto di bloccare le nuove costruzioni e rallentare la conclusione dei cantieri in corso. Oggi, sotto i Portici Ercolani, è possibile rivivere e respirare l’atmosfera degli anni d’oro della fiera ogni giovedì mattina per il mercato settimanale.
Palazzo del Duca si affaccia proprio di fronte alla Rocca Roveresca. Voluto da Guidubaldo II della Rovere a metà del Cinquecento su progetto di Gerolamo Genga, fu ampliato nei decenni immediatamente successivi dal figlio ed erede Francesco Maria II, ultimo rappresentante della dinastia, che alterò la simmetria della facciata, facendo sì che il portale d’ingresso risulti allora collocato sulla sinistra. Il palazzo non fu ideato per ospitare il duca stabilmente, ma bensì come dimora di rappresentanza per la corte e per i suoi ospiti illustri, che dalle finestre potevano ammirare le parate militari che si svolgevano nella piazza.
All’interno, uno splendido soffitto a cassettoni attribuito a Taddeo Zuccari impreziosisce la Sala del Trono. I quarantanove cassettoni furono realizzati con molta probabilità tra il 1553 e il 1555 e richiamano atmosfere gioiose, allegre, di festa. Ma vi si può notare anche ironia e satira verso il potere politico e culturale: il maestro Zuccari dipinge temi carnascialeschi mostrando un immaginario mondo alla rovescia, dove i bambini, rappresentati da puttini, comandano sugli adulti, e i poveri sui ricchi. Sempre nella Sala del Trono è anche visibile un albero genealogico su carta della famiglia Della Rovere.
Il palazzo si affaccia sull’omonima Piazza, il cui nome si riferisce invece a Giovanni Della Rovere. La piazza presenta caratteristiche uniche per l’epoca rinascimentale: non vi si affaccia nessun edificio religioso e la cosiddetta Fontana delle Anatre (o dei Leoni) è collocata in posizione decentrata, confermando così l’utilizzo militare di questo spazio.
La fontana, costruita tra il 1599 e il 1602, fu commissionata da Francesco Maria II della Rovere per ricordare alla popolazione il risanamento della zona paludosa delle Saline. Le anatre simboleggiano la fauna avicola presente nella zona umida, mentre i giochi d’acqua rappresentano il controllo delle acque, un tempo portatrici di malattie e ora simbolo di prosperità.
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Situato nella provincia di Macerata, il comune di Pieve Torina ha origini antichissime, risalenti al VII secolo a.C., quando era popolato dagli Umbri. In seguito, fu colonizzato dal Romani e quindi feudo di Camerino, per poi essere annesso allo Stato Pontificio. Da questo glorioso passato, il paese conserva la pieve di Santa Maria, la chiesa di San Giovanni Battista, la chiesa di San Michele e il santuario di Santa Maria di Caspriano, immerso nel verde.
I violenti terremoti dell’ottobre del 2016 hanno portato alla quasi completa distruzione del centro, i cui edifici rimangono tuttora in gran parte inagibili.
Nei dintorni di Pieve Torina è possibile immergersi nella meravigliosa natura dei Monti Sibillini.
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Tra i monumenti e luoghi di interesse ricordiamo:
Loreto deve la sua fama al Santuario che è stato per secoli ed è ancora oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio tra i più importanti del mondo cattolico.
La città, circondata da una cinta muraria eretta a partire già dal XIV secolo come difesa, soprattutto dalle incursioni turche, si è sviluppata intorno alla nota Basilica che ospita la celebre reliquia della Santa Casa di Nazaret dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria nacque e visse e dove ricevette l’annuncio della nascita miracolosa di Gesù.
La Storia del Santuario inizia nel sec. XIII (10 dicembre 1294) con l’arrivo della casa abitata dalla famiglia della Vergine Maria a Nazaret. Questa preziosa reliquia fu portata in Italia dopo la caduta del regno dei crociati in Terra Santa. Gli studi recenti delle pietre e dei graffiti e di altri documenti, purificando la tradizione da elementi leggendari, confermano e attestano l’autenticità della Santa Casa.
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La Basilica è stata elevata fino al tamburo da Giuliano da Maiano e voltata nella calotta da Giuliano da Sangallo. Tra il 1610 e il 1615 fu affrescata dal Pomarancio. Deperiti quegli affreschi e staccate alcune loro porzioni, la cupola fu nuovamente dipinta da Cesare Maccari tra il 1895 e il 1907. L’edificio fu completato con la costruzione del campanile ad opera del Vanvitelli. Un ricco e sontuoso recinto marmoreo riveste la Santa Casa e fu progettato dal Bramante ma edificato dal Sansovino. Fra le cappelle e le sacrestie, sono notevoli: la Sacrestia di S. Giovanni o del Signorelli per gli affreschi di Luca Signorelli, e la Sacrestia di San Marco o del Melozzo per i meravigliosi affreschi di Melozzo da Forlì. La volta della Sala del Tesoro è decorata con affreschi raffiguranti scene della vita della Madonna, eseguite nel 1605-1610 dal Pomarancio. Il santuario di Loreto è un bellissimo esempio di basilica fortezza, caratterizzata da camminamenti di ronda, torrioni, corpi di guardia e sistemi difensivi piombanti.
Il lato nord est di Piazza della Madonna è chiuso dal grandioso Palazzo Apostolico, che ospita il Museo dell’Antico Tesoro del santuario. Fra i vari oggetti d’arte spiccano le pregevoli tele di Lorenzo Lotto, la prestigiosa collezione di ceramiche rinascimentali e i dieci arazzi raffaelleschi. Al centro della piazza si staglia la mirabile Fontana Maggiore, capolavoro barocco di Carlo Maderno e Giovanni Fontana. Sul lato sinistro del sagrato si scorge il monumento a Papa Sisto V. L’Aeronautica Militare è profondamente legata alla città: attualmente Loreto è sede della Scuola Lingue Estere Aeronautica Militare; la Madonna di Loreto è stata infatti proclamata patrona dell’Aviazione da Papa Benedetto XV nel 1920.
Un’oasi di verde con 8000 palme, un mare “Bandiera Blu”, un’accoglienza turistica di primo livello, ottima cucina e clima da sogno, intrattenimento per bambini e vita notturna, sport e cultura. Tutto questo e molto altro è San Benedetto del Tronto.
Orgoglio della città è il lungomare, considerato una delle più belle passeggiate d’Italia. Nei suoi 4 Km di lunghezza custodisce giardini, spazi-gioco per bambini, una pista ciclabile ed eleganti isole relax. Il porto di San Benedetto del Tronto, tra i più importante d’Italia, ospita anche un’ampia darsena turistica. La città ha anche prestigiose testimonianze architettoniche: la Torre dei Gualtieri, chiamato dai locali “Torrione”, è l’emblema storico della città.
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Per i piaceri della tavola, a San Benedetto è possibile gustare prelibate ricette a base di pesce fresco dell’Adriatico tra cui la frittura di paranza e il tradizionale brodetto sambenedettese. Questo apprezzato piatto marinaro ha infatti costituito per secoli il principale elemento, se non l’unico, del pasto dei pescatori. La sua origine, antica e prettamente popolare, deriva dalla abitudine della gente di mare di cucinare a bordo quella parte del pescato che non potesse essere destinato al mercato, sia per la qualità (poco richiesta), sia per la troppo piccola taglia, sia infine per l’ insufficienza quantitativa. Da una mescolanza di pesci, buoni seppur non di grandi dimensioni, ecco nascere il Brodetto che, in origine, si giovava solo dell’olio come condimento indispensabile. Via via il piatto ha subito evoluzioni sempre più raffinate, conquistando una ben meritata fama in tutto il territorio Nazionale e diventando prerogativa indiscutibile delle Marche. Gli ingredienti sono: pomodoro verde, aceto bianco, cipolla, acqua, peperone a corno rosso e giallo, seppia e polpo, coda di rospo, vocca in capo, mazzolina, scorfano, rana pescatrice, triglie, palombo a fette, gattuccio razza occhiata, merluzzo o busbana. L’originalità sta proprio nell’uso dell’aceto, dei peperoni e dei pomodori verdi. Nel corso degli anni, oltre al brodetto, è andata via via diffondendosi la cultura del recupero del cosiddetto pesce povero, ovvero le diverse specie di pesce azzurro di cui l’Adriatico è ricco. Alici, sarde, sgombri, ricciole, tonni & co., un tempo considerato materia prima povera, oggi rappresentano un’eccellenza gastronomica sia da un punto di vista nutritivo e dietetico che dal punto di vista del gusto e del sapore.
Dislocato nel complesso del Mercato Ittico all’Ingrosso, presso il Molo Nord del porto cittadino, si trova il “Museo del Mare”. Comprende l’Antiquarium Truentinum, il Museo delle Anfore, il Museo Ittico “Augusto Capriotti”, il Museo della Civiltà Marinara delle Marche e ne fa anche parte la Pinacoteca del Mare pur se ospitata nei locali di Palazzo Piacentini al Paese Alto della città. Al Museo del Mare si affianca, al molo sud, il Museo d’Arte sul Mare (MAM), vero e proprio contenitore d’arte contemporanea proteso verso il mare Adriatico. Altri luoghi significativi da visitare sono: il Paese alto con la Torre dei Gualtieri e l’Abbazia di San Benedetto, la Basilica Cattedrale di S. Maria della Marina, la Palazzina Azzurra, il Museo di Arte Sacra, la Torre e Caserma Guelfa, la Chiesa di San Giuseppe, il Tempietto di Santa Lucia, il Vescovado, il Teatro “Concordia” e infine la Riserva Naturale Regionale Sentina che, istituita nel 2004, si estende su un’area sita a nord della foce del fiume Tronto e costituisce uno dei pochissimi punti di sosta per i migratori tra il Gargano e le zone umide emiliane.
Si narra che le spoglie del corpo di San Benedetto martire, soldato romano decapitato a Cupra (l’odierna Cupra Marittima) per la sua fede cristiana, vennero accolte in un sepolcro ricavato in un luogo discreto posto su di un colle a ridosso del mare; vi si edificò poi una piccola chiesa che diede origine ad un primo ed importante insediamento attorno al quale, nel 1146, venne costruito un “castrum”, lambito a sud dalle acque del torrente Albula. Sul finire del ‘600 i sambenedettesi iniziarono ad uscire dal sovraffollato Castello costruendo le prime abitazioni nel nascente quartiere “Marina”. Nel 1863 venne costruita la linea ferroviaria adriatica che diede un decisivo impulso all’economia turistica. Nel 1865 sorse il primo stabilimento balneare che accoglieva ogni estate la numerosissima colonia bagnante locale e forestiera. Nel 1907 iniziarono i lavori del porto e nel 1912, grazie all’opera svolta da don Francesco Sciocchetti, il “parroco del mare”, venne varato il “San Marco”, il primo peschereccio a motore dell’intera penisola. La seconda guerra mondiale colpì la città con 144 bombardamenti aerei e 6 cannoneggiamenti navali che la devastarono fino al giorno della sua liberazione, il 18 giugno del 1944. Il dopoguerra segna una ripresa veemente delle attività: come in tutta Italia, fioriscono iniziative imprenditoriali, aumenta rapidamente il benessere. La pesca si trasforma da fonte di sopravvivenza a cardine dell’economia locale e negli anni ’60/’70 la città vanterà uno dei maggiori porti pescherecci d’Italia, una vasta flotta di navi che solcano gli oceani, il mercato ittico più importante d’Italia per movimentazione di prodotto. Parallelamente subisce un tumultuoso sviluppo un’altra attività che sarà dominante degli anni successivi al secondo conflitto mondiale, quella del turismo, in crescita inarrestabile fino a far conseguire a S. Benedetto il titolo di prima realtà delle Marche in termini di presenze alberghiere.
San Benedetto e il Piceno sono l’area a maggiore vocazione vinicola delle Marche. Il territorio è stato inizialmente conosciuto per i suoi vini rossi, i primi ad ottenere riconoscimenti nazionali, progressivamente affiancati da bianchi autoctoni (Passerina e Pecorino), che conoscono oggi un periodo di nuova vitalità affermandosi anche presso il grande pubblico. L’attuale realtà vitivinicola del Piceno può contare su specifiche denominazioni. La D.O.C.G. “Offida” prende il nome dalla cittadina di Offida, istituita nel 2011 comprende tre tipologie di vini: Offida Rosso, Offida Passerina e Offida Pecorino. Il Rosso Piceno D.O.C. e Rosso Piceno Superiore D.O.C. istituita nel 1968 e poi modificata successivamente, il suo nome si fa risalire proprio alla popolazione preromana dei Piceni. Il Rosso Piceno Superiore si produce in una zona circoscritta: soltanto 13 comuni e si differenzia dalla Rosso Piceno per un ulteriore periodo di affinamento in legno. Falerio D.O.C. e Falerio Pecorino D.O.C. istituita nel 1975 deve il suo nome alle origini della storia del territorio Piceno. Deriva infatti da Faleria, un’antica città romana oggi conosciuta col nome di Falerone (FM). Il Falerio Pecorino D.O.C. è stata istituita nel 2011. Terre di Offida D.O.C. riconosciuta nel 2001, successivamente per le tipologie Passerina spumante, vinsanto e passito, il nome è stato variato nel 2011 in Terre di Offida.